Valeria Barbi è una naturalista esperta di cambiamento climatico e biodiversità. Content editor e consulente aziendale, è docente all’ISPI – Istituto per gli Studi in Politica Internazionale e alla scuola di formazione de Il Sole 24Ore, oltre che autrice del libro di recente pubblicazione dal titolo “Che cos’è la biodiversità”, a cura di Edizioni Ambiente. Da luglio sarà impegnata per un anno in un viaggio in VAN, con lo scopo di documentare la crisi ecologica e l’importanza della tutela della biodiversità, attraverso 14 stati della Panamericana, lungo la costa del Pacifico dall’Alaska all’Argentina.

Durante il suo reportage continuerà a lavorare da remoto dal VAN come docente e divulgatrice. Smart Working Magazine l’ha intervistata per conoscere questo suo progetto chiamato WANE – We Are Nature Expedition pensato insieme al compagno di vita, e ora di lavoro, Davide Agati, esperto informatico e smart worker.

Valeria come nasce il progetto WANE – We Are Nature Expedition?     

Il progetto nasce nel 2020 in pieno lookdown quando mi è capitato di intervistare David Quammen, autore del famoso libro Spillover (2013, dove si preconizza una pandemia zoonotica, ovvero distruggendo la natura l’uomo può entrare in contatto con virus sconosciuti. Ndr). Che dovessimo prepararci a nuove pandemie non è una novità, la scienza lo ha sempre detto, e infatti è successo. Da questa chiacchierata è emerso come il nostro genio ingegneristico non sia in grado di risolvere i danni che con le nostre attività abbiamo creato, ma sia necessario ripartire da un nuovo rapporto con il mondo naturale, rendendoci innanzitutto conto di quanto la nostra esistenza dipenda dalla biodiversità.  

Così ho deciso che volevo capire meglio come si stava evolvendo il rapporto uomo – natura e soprattutto quanto e come fossimo responsabili della perdita di biodiversità. Da lì l’idea di narrare cosa le stia succedendo ma anche chi si occupa della sua tutela e conservazione, perché l’obiettivo è dare speranza. È far capire che c’è chi sta facendo la differenza. Ecco come è nata la voglia di partire e fare questo reportage che, dopo 18 mesi di preparativi tra studio, progettazione della logistica, ricerca degli sponsor e contatti, sta per iniziare. Anzi, posso dire ufficialmente che la partenza è fissata per il 4 luglio!

WANE Valeria Barbi

Cosa dobbiamo aspettarci noi che ti seguiremo via social in questo viaggio? 

Dal punto di vista geografico attraverserò la Panamericana, che precisamente non è del tutto tracciata sulle mappe ma è più una strada culturale e di tradizioni, dall’Alaska all’Argentina seguendo tutta la costa del Pacifico. Non è un itinerario casuale perché ci permette di coprire i più grandi ecosistemi al mondo: dalla tundra artica ai deserti, dall’oceano alla foresta pluviale. Sarò accompagnata in questo viaggio da Davide, compagno nella vita e ora anche nel lavoro, esperto di tecnologie cloud e gestione dati, nonché appassionato di cartografia e contributore di OpenStreetMap. Sarà il responsabile tecnico della spedizione e si occuperà di foto e video.

Lungo la Panamericana incontreremo associazioni, comunità locali e indigene, esperti e attivisti che si occupano di conservazione della natura. Penso, ad esempio, a Pelagios Kakunja che si occupa di conservazione degli squali in Baja California e, nel farlo, lavora anche con le comunità locali; oppure alla Costa Rica Wildlife Foundation, al programma di conservazione degli anfibi del Museo Alcyde d’Orbigny in Bolivia, così come a Yellowstone to Yukon, un progetto che ha consentito la costruzione di un grandissimo corridoio ecologico tra Stati Uniti e Canada per mitigare i conflitti tra uomo e grandi carnivori.

Inoltre, grazie al nostro partner ZeroCo2, che ci permetterà di abbattere le emissioni prodotte dal nostro VAN piantando alberi in una comunità di ex-guerriglieri in Guatemala, andremo a documentare la vita e il lavoro di chi ha deposto le armi per iniziare a lavorare la terra. I nostri followers scopriranno che ciò che accade dall’altra parte del pianeta ha un impatto fondamentale su tutti noi. Il fatto che scompaia una specie è una tragedia per tutta l’umanità perché è una mancata occasione di scoperta, pensa solo a quanto i nostri medicinali dipendono da specie vegetali!

Hai accennato a un VAN, presumo vi sposterete con uno attrezzato ai fini del progetto?

Sì è stata una scelta obbligata per motivi di sostenibilità e di spostamento, dato che dovremo raggiungere anche luoghi molto particolari. Staremo via un anno intero e il VAN oltre a mezzo di spostamento sarà anche la nostra casa e l’ufficio! Lo spediamo via nave da Anversa e lo recupereremo il 4 luglio ad Halifax. Da qui taglieremo tutto il Canada salendo verso l’Alaska e poi proseguiremo verso il Sudamerica. Grazie ai nostri sponsor lo abbiamo adeguato alle nostre esigenze e reso totalmente autonomo dal punto di vista energetico. Nello specifico, Camper d’Autore di Mattia Casale ha modificato gli allacci elettrici per rendere il mezzo adatto alla vita da nomadi digitali; BatteriaLitioItalia è fornitore delle speciali batterie garantite per 10 anni LiFePo4 costruite, assemblate e testate in Italia; VCS Group si è occupata del sistema di igienizzazione e manutenzione degli impianti idrici; Moscatelli ha fornito i pannelli solari; Top Drive System  Esi Italia Srl, insieme a Tit-Europe hanno lavorato alle sospensioni.

Qui nascerà tutto il reportage e io porterò avanti la mia professione da remoto, quindi le docenze, l’attività di consulente e la scrittura degli articoli. 

Il lavoro che riguarda il reportage WANE sarà diviso in quattro attività principali: quella relativa alla documentazione e alla raccolta delle testimonianze in loco, quindi il vero e proprio reportage; quella legata alla comunicazione – della cui parte fotografica e video, nonché della post-produzione, si occuperà Davide mentre io lavorerò al piano editoriale social; quella che riguarda la scrittura del mio secondo libro, appunto sul progetto WANE; infine il mio lavoro in Italia da remoto… Docenze, la consulenza alle aziende e il content editor.

Quindi sarà l’ennesima testimonianza che il lavoro da remoto si può fare e, anzi, è un’occasione di crescita personale e professionale davvero incredibile!

Come è strutturato il viaggio?

Si tratta di passare indicativamente un mese in ogni paese per 13 mesi complessivi di viaggio, considerando che alcuni del Centro America li faremo più velocemente, ad esempio al Nicaragua dedicheremo probabilmente solo un paio di settimane. Il progetto è autonomo e in buona parte autofinanziato, quindi cercheremo di recuperare anche delle risorse attraverso delle donazioni, che è possibile elargire attraverso PayPal con l’apposito tasto “donate” che abbiamo inserito nel nostro sito www.wearenatureexpedition.org. Ma stiamo pensando anche ad un futuro crowdfunding che probabilmente apriremo durante il viaggio così da avere un target di pubblico specifico. 

WANE Valeria Barbi

Ti faccio un’ultima domanda, più “politica” stavolta… Come si legano le politiche governative con il clima?

La scienza ci chiede di abbattere le emissioni perché lo storico della CO2 rimane per decenni in atmosfera, quindi ci vorranno altrettanti decenni per avere uno stato del clima che ci permetta di non avere impatti devastanti. Noi saremo tutti colti da una crisi umanitaria a causa del cambiamento climatico.

L’aspetto politico è il più grande interrogativo di tutti. La nostra esistenza dipende totalmente dalla biodiversità. Abbiamo basato il nostro modello di sviluppo sulla politica e l’economia. Entrambe invenzioni dell’uomo che abbiamo elevato a pilastro della nostra esistenza. Eppure, senza economia e senza politica l’uomo è fisiologicamente in grado di sopravvivere. Senza ossigeno, senza cibo e senza acqua, invece, non lo può fare. E tutte queste cose dipendono dalla biodiversità. Detta più semplicemente ancora: dipendiamo dalla natura di cui siamo parte. Appunto: we are nature, noi siamo natura.

Se pensiamo che la crisi ecologica possa essere risolta solo attraverso i processi negoziali – dalle Conferenze ONU per il Clima a quelle che si fondano sulla Convenzione per la Diversità Biologica – ci sbagliamo di grosso. Certo, sono importanti ma è anche indubbio che sono 30 anni che si discute di strumenti, processi e soluzioni che conosciamo ma che gli Stati, per meri interessi politici ed economici, continuano a posticipare se non addirittura ignorare.

Al contrario, la consapevolezza, la spinta dal basso, può davvero fare la differenza. Se le persone avranno la coscienza della situazione ecologica chiederanno alla politica di intervenire. Come ha detto Al Gore, qualche anno fa a proposito della crisi climatica, quest’ultima è una rivoluzione e le rivoluzioni partono sempre dal basso.

Instagram: @wearenatureexpedition