In un precedente articolo avevo interrogato ChatGpt – il software di apprendimento profondo rilasciato a novembre 2022 da OpenAI – per vedere cosa scriveva sullo smart working.
Dato che tutti stavano parlando di ChatGpt, mi ero cimentato anch’io nella sperimentazione e il risultato è sembrato lo svolgimento di un tema da parte di un alunno delle superiori. Per quanto fluido e convincente, il testo prodotto dal bot risultava dalla forma scontata. Non mi sono fermato e ho ritentato, interrogando ChatGpt con un quesito su un mio riferimento intellettuale. Ho scelto il filosofo europeo mainstream per eccellenza, ovvero Slavoj Žižek, inserito da Foreign Policy nella classifica dei Top 100 Global Thinkers. Dunque…
Cosa scriverebbe il celebre teorico culturale sloveno Slavoj Žižek sullo smart working?
“Slavoj Žižek scriverebbe che lo smart working è una forma di lavoro che presenta sia vantaggi che svantaggi. Da un lato, lo smart working offre ai lavoratori maggiore flessibilità e la possibilità di lavorare da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. Dall’altro lato, lo smart working può portare a una maggiore solitudine e a una mancanza di contatto con gli altri. Žižek sottolineerebbe inoltre che lo smart working può essere una soluzione temporanea, ma che non può sostituire completamente il lavoro in ufficio”.
ChatGpt ha acquisito una mole di informazioni tale da riuscire a dare una risposta apparentemente convincente, per quanto monotona, ma il nostro uomo avrebbe di sicuro una posizione più provocatoria se realmente interrogato in materia! Infatti, cosa ha scritto Žižek sul lavoro in modalità agile? Ha dichiarato che si tratta della nuova rivoluzione industriale.
Nello specifico, nel suo libro “Virus”, il saggio-diario (edito in Italia da Ponte alle Grazie) composto durante la fase acuta della pandemia da Covid-19, ha sentenziato che lo smart working è come le criptovalute. Quindi ChatGpt ha azzeccato la critica di Žižek, individuando il rischio della fine della dimensione sociale del lavoro.
Ma il filosofo ha aggiunto inoltre che è una modalità tutta americana, il lavoro non più come valore ma come ideologia civica. Siamo sempre nell’ambito della medesima critica allo Stato autoritario, quella che mitizza l’orizzontalità, le criptovalute, i bitcoins. È la libertà a misura di Facebook.
Il bot, insomma, è andato a spanne! Allora ho provato a mettere in difficoltà l’intelligenza artificiale con una domanda più difficile!
Cosa scriverebbe sullo smart working il brillante filosofo croato Srećko Horvat? E l’influente economista francese Thomas Piketty?
“Horvat sottolineerebbe che lo smart working può essere un modo per ridurre le disuguaglianze sociali, poiché consente ai lavoratori di lavorare da remoto, indipendentemente dal luogo in cui si trovano. Piketty sottolineerebbe infine che lo smart working può avere un impatto sulla disuguaglianza economica, poiché consente ai lavoratori di lavorare da remoto, indipendentemente dal luogo in cui si trovano”.
In conclusione, ChatGpt ha fatto come lo studente delle medie che risponde alla domanda del professore con la lezione imparata a memoria, senza troppo pensare. Questo è oggi il limite dell’intelligenza artificiale, non è progettata per sostituire la creatività umana.
Žižek nel 1974, a causa di uno sgradito articolo di critica marxista sulla rivista Praxis, fu espulso dal Partito Comunista della Jugoslavia. Oggi non è certo possibile sanzionare un large linguistic model, ma l’etica sull’attendibilità scientifica di quello che gli facciamo scrivere – e come censurarlo – è un dilemma da porsi.
Cover photo: Slavoj Žižek © Simon Plestenjak