Le giovani generazioni riconoscono che negli ultimi anni il mondo del lavoro è cambiato a favore di una maggiore flessibilità e conciliazione. Nonostante questo lo stress e l'ansia per il futuro sono ancora molto diffusi, come dice la recente indagine di Deloitte dal titolo Global Gen Z and Millennium survey.
Secondo l’indagine effettuata tra novembre 2022 e marzo 2023, il 49% dei ragazzi della Generazione Z e il 62% dei Millennials affermano che il lavoro è centrale, ma è altresì importante conciliarlo con la vita privata.
In generale, dai dati di questa ricerca emerge che l’ambiente di lavoro viene vissuto in maniera più positiva rispetto a prima dell’emergenza pandemica. Questo anche grazie al fatto che le giovani generazioni stanno beneficiando di maggiore flessibilità.
A giudicare poi dai dati dell’indagine Legacoop-Ipsos di aprile 2023, a spaventare i ragazzi e le ragazze non sarebbe il sacrificio, bensì la paura di finire in ingranaggi che snaturano il loro essere persone.
Come ha sottolineato in un recente articolo su Domani Enzo Risso - analista delle dinamiche valoriali, politiche, sociali e comunicative in Italia - il primo elemento di preoccupazione è la condizione di sfruttamento. È il tema che sovrasta tutti gli altri con il 48% delle persone della Generazione Z intervistate che lo mette al primo posto delle inquietudini. Al secondo posto troviamo la mancanza di tutele con il 34% e al terzo con il 28% l’angoscia legata alla complessiva dimensione dell’alienazione, ovvero sentirsi estraniati dal lavoro che si fa. Al quarto la paura di non avere più tempo per se stessi e essere completamente risucchiati nel vortice professionale, senza più spazio per la vita fuori dal lavoro.
Il solito sondaggio fa emergere che i giovani della Generazione Z ambiscono a luoghi di lavoro che garantiscono maggiori tutele, inclusione e worklife balance.
In conclusione, a mio avviso, per i giovani nel complesso non è solo la filosofia YOLO - You Only Live Once, di cui avevamo parlato in un articolo qualche tempo fa - a guidarli, quanto la sensazione di dover affrontare una precarietà del lavoro a lungo termine. Una condizione che temono lasci in eredità la pesante ipoteca sul futuro, insinuando il timore di vivere perennemente nell’incertezza.