<<Sul lavoro meno avidità e più parità>>. Lo ha detto Claudia Goldin, insignita oggi del del Premio Nobel per l’Economia 2023. Ancora:
<<Vanno abolite le mansioni che pretendono la reperibilità escludendo le donne impegnate anche in famiglia>>.
La docente americana ha studiato partecipazione e retribuzione femminile nel mondo del lavoro negli ultimi tre secoli per scoprire che tutta una questione di tempo. A discapito della modernizzazione, la crescita economica e un maggior numero di donne occupate nel XX secolo, nel lungo periodo il divario retributivo tra donne e uomini non si è colmato. Secondo Goldin, parte della spiegazione è che le decisioni educative, che influiscono sulle opportunità di carriera per tutta la vita, vengono prese in età relativamente giovane. Se le aspettative delle giovani donne sono formate dalle esperienze delle generazioni precedenti – ad esempio, le loro madri, che sono tornate al lavoro solo quando i figli sono cresciuti – allora lo sviluppo sarà lento.
Storicamente, gran parte del divario di genere nei guadagni veniva spiegato partendo dalle differenze di istruzione e scelte professionali. Ma la Goldin ha dimostrato che la maggior parte di questa differenza di reddito è nel tempo tra due donne che svolgono la stessa occupazione e che in gran parte si verifica con la nascita del primo figlio.
ISTAT: l'inflazione ha riportato i salari reali al livello del 2009.
Le donne, purtroppo, al momento non sono afflitte solo dal pay gap. Sempre oggi, l’ISTAT ci ha detto che le retribuzioni reali sono tornate sotto i livelli del 2009. Per la straordinaria crescita dei prezzi nel 2022, la differenza tra l'aumento dell'inflazione e quello delle retribuzioni contrattuali sull'intero periodo (2009-2023) è stata pari a 12 punti percentuali.
Cosa ne direbbe la Goldin?