Quando è accaduto il tragico disastro ferroviario di Brandizzo nella notte del 1° settembre, con cinque operai addetti alla manutenzione dei binari travolti da un treno, le denunce di infortunio mortale sul lavoro nei primi sei mesi del 2023 erano già arrivate a 450.
Nonostante il calo del 2,8% rispetto al primo semestre del 2022, i dati forniti dall’INAIL registrano quasi cinque morti ogni due giorni, oltre 17 ogni settimana, 75 ogni mese. In prospettiva il 2023 potrebbe chiudersi con circa 900 vittime sul lavoro.
Un macabro elenco, ma è importante parlarne in modo più completo, ponendoci alcune domande:
- quali sono le condizioni del lavoro?
- quali sono le malattie professionali?
- quali sono gli effetti sulle famiglie coinvolte?
Una cultura della sicurezza fondata sulla “cura” per lavoratori e aziende.
Poiché le vittime di incidenti mortali sono solo una parte del dramma, in questa Spoon river del lavoro la magistratura ha sul tavolo ogni anno ben 3.000 dossier per incidenti. La PM della Procura di Milano Tiziana Siciliano, alla guida dell’Ufficio per la Sicurezza, ha appunto ricordato in una recente intervista che per le procure non ci sono solo “morti bianche” o "omicidi sul lavoro": i casi di infortunio sul lavoro con una prognosi di oltre 40 giorni sono perseguibili d’ufficio. A suo avviso negli anni ‘70 e ‘80 c’era più consapevolezza da parte dei lavoratori dei rischi professionali. Inoltre, i sindacati oggi sono più politicizzati e si fanno meno portatori di istanze sulla sicurezza.
Serve quindi una più generale cultura della sicurezza fondata sulla “cura” per lavoratori e aziende, di conseguenza bisogna fare prevenzione dell’evento contrastando la “temerarietà del lavoratore”. In sostanza, occorre più formazione formale e non sostanziale dei lavoratori. Un problema che coinvolge soprattutto le PMI, dove titolari e collaboratori lavorano a stretto contatto in un clima “familistico”, come avevo sottolineato in un articolo dedicato alla tragedia della giovane Luana D’Orazio stritolata da un orditoio tessile a Prato nel 2021.
La "Giornata" di domenica, dedicata alle vittime sul lavoro, deve essere l'occasione per riflettere sul costo sociale per la società italiana di tutti questi infortuni. Abbiamo bisogno di prevenzione prima che il danno sia fatto e non di aumentare il carico penale dopo.