Invitato alla cerimonia di conferimento a David LaChapelle del Premio “Lorenzo il Magnifico” alla carriera dalla XIV Florence Biennale, sono rimasto affascinato dal discorso del celebre fotografo americano, incentrato sulla responsabilità degli artisti nel creare “luce” in tempi di “tenebre” - chiaro riferimento alle tante guerre in corso - e sulla sua etica del lavoro.
Un’icona indiscussa della cultura pop - con i suoi lavori ha immortalato alcuni fra i più noti personaggi contemporanei fra cui Elton John, Michael Jackson, Eminem, Whitney Houston, Muhammad Ali, David Bowie, Amy Winehouse, Cher, Leonardo Di Caprio, Kurt Cobain o Naomi Campbell, solo per citarne alcuni - dalle complesse scenografie surreali e provocatorie, con chiari riferimenti all’arte classica, ha dato vita a un nuovo linguaggio fotografico e una nuova forma d’arte. Non solo un “visionario”, ma anche un artista attento alla collaborazione di squadra.
We don’t work in a bubble.
Con grande umiltà, nel discorso di ringraziamento, David LaChapelle ha tenuto a precisare che ognuno di noi necessita dell'armonia con il proprio team di lavoro. Potremmo aggiungere noi che nel contesto odierno e moderno del mondo del lavoro, costantemente sia le persone che le imprese sono alla ricerca di quel tanto desiderato equilibrio che offra una vita sana, per le famiglie e la longevità delle aziende. Lui stesso ha sottolineato non avrebbe raggiunto certi successi da solo. Il suo maestro, Andy Warhol, non era semplicemente un grande artista quanto un uomo dall’approccio “collaborativo” nella creatività, altrimenti non avrebbe fondato la Factory. Infine, la frase illuminante a chiusura del discorso:
“We don’t work in a bubble”
Sì, perché ognuno di noi potrebbe avere la propria “bolla”: l'ambizione, la competizione, la mancanza di umiltà o altro. Ma solo la collaborazione crea sinergia, qualunque sia l’organizzazione in cui s’instaura.
A margine della cerimonia, insieme ad altri giornalisti, ho avuto l’occasione d’intrattenermi con LaChapelle per un breve colloquio. La sua attenzione per il nostro lavoro è stata la conferma che le parole dette non erano di circostanza.