“Insorgiamo!” era lo slogan dei partigiani fiorentini che dai boschi sulle colline di Fontesanta scesero a liberare Firenze da fascisti e tedeschi invasori. Oggi questo slogan lo hanno recuperato i lavoratori della GKN Driveline di Campi Bisenzio che si battono contro la decisione del fondo speculativo inglese Melrose – proprietario del gruppo GKN Automotive – di chiudere lo stabilimento. La vicenda ha avuto un eco nazionale e anche noi ne abbiamo parlato in un recente articolo.
Una vertenza simbolo per un settore industriale strategico.
La GKN – che produce gli assi per le auto – è un fiore all’occhiello per il comparto automobilistico italiano, fornitore di Ferrari, Maserati e Stellantis. Il fondo d’investimenti inglese Melrose ne ha preso il controllo nel 2018. Anche a causa della pandemia l’azienda ha chiuso in perdita gli ultimi due bilanci dopo anni di guadagni. Ma la crisi del settore automobile (che appunto si trascina dietro il comparto dell’automotive) è stato l’assist per comunicare con 422 mail ai rispettivi dipendenti i licenziamenti. Un fulmine a ciel sereno nella sera del 9 luglio. Il giorno dopo i cancelli dello stabilimento erano chiusi e il management evaporato.
La resistenza dei lavoratori dello stabilimento fiorentino, come anche il gemello di Birmingham in lotta da un anno, ci ricorda che la cultura del lavoro all’occorrenza non può esimersi da opporsi a pratiche da capitalismo selvaggio. Stavolta, dato il settore strategico, ha trovato una sponda nel governo che sembra seria.
Qui si sono fatti vedere il ministro del Lavoro Andrea Orlando e la viceministra allo Sviluppo Economico Alessandra Todde (che gestisce i tavoli di crisi, ben 87 al momento in Italia…). La politica infatti vuole cogliere l’occasione per varare un decreto legge che impedisca le delocalizzazioni selvagge, i tempi erano maturi e la vicenda GKN ha offerto un involontario contributo che trova la convergenza di tutti i partiti.
L’assemblea permanente a custodia dello stabilimento.
Conscio che questa è una lotta di un intero territorio, mi sono recato allo stabilimento GKN di Campi Bisenzio. Sono andato a titolo personale per portare la mia solidarietà agli operai in assemblea permanente e scambiare qualche parola con loro, ma facendo presente che sono un giornalista e che la loro storia deve essere raccontata da chi come Smart Working Magazine crede nell’etica del lavoro, parla di futuro delle organizzazioni e world of work.
Mi accoglie Michele spiegando lo sviluppo della vicenda. Il 9 luglio era un giorno di ferie collettive programmate per motivi di approvvigionamento. Quella sera arrivano le famose mail che comunicano l’immediato licenziamento per i 422 dipendenti e un gruppo di loro si precipita allo stabilimento dove trovano, dietro i cancelli chiusi, la security privata.
Gli operai riescono a penetrare all’interno, buttano fuori “con le buone” i vigilantes e si prendono in custodia lo stabilimento con l’istituzione di una assemblea permanente. La lotta inizia da qui, la trattativa parte da dentro la fabbrica presidiata e non fuori dai cancelli. Non è un dettaglio di poco conto. Si stila un calendario presenze e vengono creati quattro punti di presidio con ronde giorno e notte (per non lasciare sguarnito lo stabilimento ci sono delle realtà locali di supporto che aiutano gli operai a darsi il cambio).
Viene organizzata una squadra di manutentori che eviti il rischio di possibili incendi o sversamenti. Il sindaco di Campi Bisenzio emette un’ordinanza con la quale nessun camion può avvicinarsi alla GKN, per evitare che i macchinari siano sottratti alla fabbrica. Non solo, in magazzino ci sono materiali per milioni di euro pronti per essere consegnati ai clienti, tra cui i semi-assi per le Ferrari. Questo componente per Maranello è difficile da produrre ed è quindi simbolo dell’avanguardia dello stabilimento. Mauro, un operaio di lunga esperienza, mi racconta appunto delle moderne tecnologie di cui dispongono - tipo gli scanner 3D - e l’orgoglio nel realizzare un componente che viene montato sulla Ferrari, emblema per eccellenza del Made in Italy!
“Se passano qui, passeranno ovunque”.
“Se passano qui, passeranno ovunque” è la frase che si sente ripetere alla GKN. Significa che se gli avvoltoi della speculazione riusciranno a “sfilare” dalla Toscana questo stabilimento – in un territorio progressista, di tradizione operaia e sindacalizzato – avranno vita facile per riprovarci da un’altra parte. Poi c’è una questione che investe tutto il Paese: la GKN Driveline è uno stabilimento strategico per il settore automobilistico in Italia, sia da un punto di vista produttivo che di logistica.
Ecco quindi che la lotta di questi operai è simbolica, va oltre la vertenza che la viceministra Todde sta gestendo, in attesa che la battaglia legale dia qualche buona notizia e nonostante la proprietà abbia rifiutato di sedersi al tavolo del MISE.
La storia della GKN denuncia il gioco al massacro di una proprietà che non ha alcuna cura per i suoi collaboratori e un management chiamato per fare il lavoro sporco. A Smart Working magazine diffondiamo cultura del lavoro, amiamo gli insegnamenti di figure come Adriano Olivetti e non nascondiamo la nostra amarezza per questa vicenda.
La foto della cover è di Andrea Sawyer e tratta dalla pagina FB del Collettivo di Fabbrica lavoratori GKN
Le vignette sono di Mauro Biani e ZeroCalcare