Negli ultimi anni, sempre più aziende stanno cercando nuove strade per migliorare l’equilibrio tra lavoro e vita privata, aumentare la produttività e attrarre i migliori talenti. Ma cosa succede davvero quando si decide di lavorare un giorno in meno alla settimana? Per scoprirlo, ho intervistato Marco Rinaldi, CEO e co-fondatore di una società tech internazionale con sedi tra Europa, Asia e Stati Uniti. L’azienda ha adottato la settimana lavorativa di quattro giorni – e i risultati hanno superato ogni aspettativa.
Una scelta controcorrente
Marco mi racconta che l’azienda è nata nel 2018 con un’idea molto chiara: creare un luogo di lavoro dove le persone si sentissero valorizzate, motivate e libere di dare il meglio.
“Abbiamo sempre cercato di costruire qualcosa che rompesse gli schemi, non solo a livello di prodotto ma anche a livello culturale. Per questo, ci siamo chiesti: e se si potesse lavorare meglio… lavorando meno?”
Il team ha quindi deciso di intraprendere il percorso verso una settimana lavorativa di quattro giorni, con l’obiettivo di migliorare il benessere dei dipendenti, ridurre il turnover, aumentare la soddisfazione e attrarre talenti di alto livello – tutto senza compromettere produttività e qualità del servizio.
Un cambiamento graduale (e strategico)
La transizione è durata 18 mesi, e non è stata improvvisata. Marco mi racconta che l’azienda si è affidata anche a esperti esterni per gestire al meglio il cambiamento.
“Abbiamo iniziato con una settimana da 4,5 giorni, poi abbiamo testato una formula a rotazione con team alterni liberi il venerdì. Solo dopo aver visto che tutto funzionava, siamo passati alla settimana da quattro giorni per tutti, mantenendo lo stipendio pieno.”
Durante questo periodo, l’azienda ha investito in strumenti per il lavoro collaborativo, organizzazione degli spazi in ufficio, assistenza legale e nuove modalità per garantire continuità ai clienti anche il venerdì (tramite una casella email dedicata alle urgenze).
Il modello è stato applicato in modo equo a tutti i ruoli e livelli, evitando distinzioni o privilegi. Inoltre, per non perdere il senso di squadra, sono stati potenziati momenti di incontro, attività di team building e giornate in presenza.
I risultati? Oltre ogni aspettativa
Marco mi mostra alcuni numeri che parlano chiaro. In un anno:
- Le candidature di profilo alto sono aumentate notevolmente, con 12 ingressi di grande qualità solo nel team HR;
- Il tasso di fidelizzazione è superiore al 90%, con solo tre dimissioni volontarie nell’ultimo anno;
- La soddisfazione interna è aumentata del 15%, soprattutto grazie alla flessibilità;
- Le assenze per malattia sono calate del 12%, con una media di appena due giorni l’anno per dipendente.
Anche dal punto di vista dei risultati economici, nessun contraccolpo: gli obiettivi di fatturato del 2023 e 2024 sono stati raggiunti al 100%, e il livello di servizio ai clienti è rimasto eccellente, con tassi di fidelizzazione superiori alla media del settore.
Non solo un giorno libero
“Il punto non era solo regalare un venerdì libero,” sottolinea Marco. “Volevamo costruire un sistema di lavoro più sano, più intelligente, più umano. E ci siamo riusciti.”
Oggi, l’azienda è un modello per chi vuole innovare non solo nei prodotti, ma anche nel modo di lavorare. E mentre il mondo si interroga sul futuro del lavoro, Marco e il suo team quel futuro lo vivono già… con un giorno libero in più.