Dobbiamo ammettere che la nostra è una società basata sul lavoro. Fin dall'infanzia ci viene insegnato ad essere orientati al risultato e ad essere competitivi. Ma la maggior parte dei lavori esistenti oggi potrebbe scomparire nei prossimi 15 anni per via dell’automazione e dell’intelligenza artificiale. Potremmo presto dover ripensare al ruolo che il lavoro ha nelle nostre vite come elemento centrale della nostra esistenza.
L'approccio di questo documentario di Erik Gandini è esistenziale, curioso e cinematografico. Attraverso le esperienze dirette dei suoi protagonisti in quattro nazioni emblematiche – Kuwait, Corea del Sud, Usa e Italia - After Work esplora cos’è oggi l’etica del lavoro e come potrebbe essere un’esistenza libera dal lavoro.
L’indagine di Gandini - il regista noto per il documentario di successo del 2009 Videocracy - per quanto incompleta, sembra essere apprezzata da pubblico e critica e ci restituisce la visione di un mondo dove il lavoro sembra scomparire. Tesi peraltro già sostenuta, partendo da una tesi diversa, dall’economista americano Jeremy Rifkin quasi trent’anni fa con il suo celebre saggio “La fine del lavoro” (Baldini & Castoldi editore, 1995). Qui però il riferimento culturale del documentario è quello del giovane sociologo svedese Roland Paulsen che critica "l'ideologia-lavoro", ovvero quel sistema di valori che ci spinge a lavorare sempre di più a prescindere dal senso di quello che stiamo facendo.
Infatti, se il lavoro non occupasse così tanto spazio della nostra vita come potremmo impiegare il nostro tempo? La narrazione è estremamente interessante, ad esempio Gandini ci racconta che negli USA le persone rinunciano a oltre 578 milioni di ore di ferie pagate, oppure in Corea del Sud l'home work è talmente diffuso e ha creato così tanti workaholics che il governo è dovuto correre ai ripari.
“After Work esplora cos’è oggi l’etica del lavoro e come potrebbe essere un’esistenza libera dal lavoro” si suggerisce dal trailer, stimolando necessariamente lo spettatore a una riflessione che da tempo è protagonista pure su questo magazine.
“Cosa faremo quando non dovremo più lavorare?” - dice Gandini - “Questo film non è fatto con l’intenzione di ritrarre le cose come sono, piuttosto come potrebbero essere. È girato nel presente, con l’obiettivo di creare una proiezione nel futuro. Il futuro attraverso il presente”.
In Italia - dove “il lavoro” è nel primo articolo della costituzione - dovremmo presto darci una risposta alla domanda del regista, come peraltro nel resto del mondo tecnologicamente avanzato.