Nella cultura manageriale si sente spesso dire che la riforma di un’azienda deve partire dai vertici. Ecco, al vertice della società italiana c’è lo Stato, che è chiamato a iniziative forti se ancora oggi la libertà delle donne non è tollerata.
“Ogni singola donna uccisa perché colpevole di essere libera è un’aberrazione che non può più essere tollerata” ha scritto il primo ministro Giorgia Meloni.
Purtroppo proprio l’Italia - il Paese dove avviene un femminicidio ogni 4 giorni - ha ridotto del 70% i fondi per contrastare la violenza sulle donne, ha sottolineato Wired in un'infografica su Instagram, perché l'alto debito pubblico ha costretto a tagliare la spesa sociale. E la spesa sociale è intrinsecamente legata a doppio filo al mondo del lavoro.
Fare i conti con il patriarcato: il ruolo delle aziende nel contrastare molestie e violenza psicologica
Il mondo dell’impresa non è un terreno neutro, perché le donne di varie professioni affermano che in Italia le molestie sul lavoro sono la norma. Anche nel nostro settore: la Federazione Nazionale della Stampa Italiana ha rilevato che l’85% delle giornaliste ha denunciato di aver subìto una qualche forma di violenza nel corso della carriera.
Nelle aule giudiziarie, nelle notizie diffuse e nell'uso del linguaggio, ancora oggi si riflette il concetto dell'inferiorità e della marginalizzazione delle donne nella società. Si parla di asimmetria di potere, di stereotipi e di controllo sottile sulle donne, mostrando come ogni forma di offesa nei confronti delle donne diventi una grande controversia. Ma poi la notizia passa e si parla di altro. Sembra che stavolta non sia così, o almeno ce lo auguriamo.