Chi l’ha detto che la corsa, il running, è uno sport esclusivamente individuale? O meglio: è si uno sport individuale, ma la sua connotazione sociale sta mutando facendolo diventare un fenomeno collettivo. Prima ci si allenava da soli, ora complici i social, ci si allena in gruppi, si fanno viaggi organizzati, tipo maratone all’estero, si corre tra amici per divertirsi (vedi DJTen), si corre per fare team building e per beneficenza (vedi il fenomeno clamoroso delle staffette solidali alla Maratona di Milano). Perché questo mutamento?
Perché correre è diventato a tutto tondo un fenomeno sociale di benessere collettivo, di condivisione e anche di competitività all’interno dell’azienda.
La “nuova” corsa è, in sintesi: puoi correre per battere il tuo tempo, ma alla fine finisci per confrontarti con amici, colleghi che corrono con te e ne acquisisci know how (vedi metodologie di allenamento, materiali per correre, gps e attrezzature tecniche). In più c’è, come già accennato, il fenomeno staffette che rende ancora più vivo lo spirito di aggregazione all’interno della stessa azienda (team building) e replica, in maniera fisica e immediata, la competizione tra le varie aziende concorrenti. Il tutto per un fine nobile, in quanto si corre e il ricavato va in beneficenza.
La corsa come fenomeno collettivo: dal team building alla Maratona di New York
Anche, ad esempio, la Maratona più famosa al mondo, cioè la Maratona di New York, è ancora un fenomeno individuale? È individuale oppure collettivo quello spirito che fa da corollario alla gara stessa con gli spettatori che ad ogni metro incitano i runners oppure le orchestrine che suonano ai lati della strada? E poi, è di spirito agonistico oppure esclusivamente di partecipazione, una maratona che mette un tempo limite di 8h e mezza, oppure questo “limite” permette a un partecipante anche di percorrere interamente i 42km e 195 metri camminando? Ovviamente le conclusioni a queste domante appaiono scontate: la Maratona di New York è inclusiva ed è un fenomeno collettivo a tutto tondo.
In più, e soprattutto, c’è la questione social. Perché correre è diventato nel tempo soprattutto una questione collettiva? Merito delle varie app (Strava, Runkeeper, Runtastic) che si collegano ai vari social e permettono una continua interattività e condivisione tra i partecipanti. Ci si trova quindi all’interno di un club aperto di corsa collettiva dove inevitabilmente ci si scambia opinioni su allenamento, scarpe, abbigliamento, tecnologia (smartwatch, fitness watch, gps).
Sì, una volta, e per una volta si parla di venti anni fa, la corsa era individuale, ora non più, un po' come la nostra vita attuale: immersiva, condivisiva e per molti aspetti più ludica, quindi meno “seriosa”!