La linea di confine tra lavoro e tempo libero pare assottigliarsi: subito dopo l’accorciamento della settimana applicata da alcuni Paesi, segue l’allungamento del periodo feriale su decisione autonoma dei lavoratori. Inizialmente può sembrare un’utopia, il sogno dei lavoratori che diventa realtà. Con un occhio più attento però è possibile scorgere oggi diversi esempi di questo mutamento: Microsoft risulta il più recente. Risale infatti al 16 gennaio 2023 l’applicazione definitiva di tale. In una mail da parte delle risorse umane i dipendenti hanno potuto leggere e constatare la totale presa di autonomia riguardo la gestione del tempo libero. Come affermato dall’azienda:
“come, quando e dove svolgiamo il nostro lavoro è cambiato radicalmente (…) E man mano che ci siamo trasformati, modernizzare la nostra politica per le ferie a un modello più flessibile è stato un passo successivo naturale”.
Sorgono dubbi? Possibile. Ci sono delle condizioni? Sempre. Quelle di Microsoft però non sono dure come ci si aspetterebbe di fronte a un cambiamento del genere: complici gli ostacoli burocratici, il biglietto d’oro è una vincita solo statunitense. Potranno usufruire della possibilità del denominato discretionary time off solo i dipendenti con un contratto non a chiamata. Il grande cambiamento però risulta arricchente per tutti coloro che ne godranno: i dipendenti con ferie accumulate riceveranno il rimborso, quelli nuovi potranno godere del beneficio fin da subito.
È rilevante comprendere come quello di Microsoft non sia né il primo caso né uno isolato: il sogno delle “ferie illimitate” è realtà già per una serie di aziende e colossi digitali odierni, tra cui Netflix, Oracle o Linkedin. Si evince come queste e Microsoft siano i protagonisti dell’onda digitale: non si limitano a cavalcarla ma ne fanno uno spettacolo mediatico nel corso del quale si propongono alla società come personificazione diretta del cambiamento.
Lo smart working è centrale in un mondo del lavoro sempre più digitalizzato.
Ebbene si, quella che l’essere umano sta vivendo è un’epoca iper digitalizzata, in ogni campo e settore, dalle scienze alle arti. Basta guardarsi intorno, basta aprire un social qualunque: digital creator, travel blogger, smart workers. In altre parole i segni del mondo digitale permeano ovunque. Come suggeriscono le prime tra queste, in molti scovano nel digitale non solo una realtà ma una reale possibilità lavorativa: da diversi anni, e in maniera sicuramente più diffusa oggi, diverse tipologie di lavoro trovano nel digitale un supporto, un alleato o sempre più sovente una solida base. Le tecnologie seguono ormai ogni settore della vita umana, dunque si sviluppano per causa e conseguenza nella rete social ma al contempo nelle grandi aziende. Di qualsivoglia settore si parli, le imprese di tutto il mondo si appoggiano ormai, volenti o nolenti, alla tecnologia. Si può facilmente immaginare quanto il suo utilizzo cresca esponenzialmente in quelle aziende basate esse stesse sul digitale: non a caso oggi alla voce “colossi” invadono il campo aziende come Netflix, Amazon, e appunto Microsoft.
Corporation che crescono oggi sulla base del digitale e al contempo di un fenomeno sempre più diffuso: lo smart working. Resta il dubbio se questo forte sodalizio fosse previsto o complice lo scontro con la pandemia si sia sviluppato per esigenze. In conclusione però, quello tra le aziende (in particolare modo del mondo digitale) e lo smart working è un matrimonio ben riuscito.
Nasce il quesito: se è possibile svolgere il proprio lavoro da qualsiasi posto, le ore in ufficio sono ancora essenziali?
La necessità di cambiamento si palesa all’uomo in ogni settore della vita, nell’agirà in tale direzione dunque le aziende non fanno altro che riconfermare il proprio posto su un podio sempre più alto e digitalizzato: quello delle aziende che governano l’economia (e al tempo stesso la vita dell’uomo) oggi e molto probabilmente in futuro. Ci sono due modi per sopravvivere all’affronto degli schermi: cavalcare l’onda digitale o restarne inettamente sommersi. Dai boomers fino ai Millennials, ogni generazione trova dunque il proprio modo per adattarsi alla realtà odierna.