Nel mondo in continua evoluzione delle risorse umane e della gestione aziendale, il dibattito sul benessere – e sul welfare - dei collaboratori assume un ruolo sempre più centrale. E l'attenzione nei confronti del welfare aziendale è in costante crescita. Tuttavia, molte persone confondono questo concetto con un altro altrettanto importante: i benefit offerti ai lavoratori. Qual è, quindi, la differenza tra i due? Per rispondere a questa domanda, abbiamo deciso di rivolgerci a un esperto nel campo.
Si tratta di Gianluca Enrietti, CEO & Founder di Toduba, PMI nata nel 2017 con la missione di digitalizzare il mercato dei buoni pasto e facilitare la gestione del welfare aziendale. Come? Tramite una piattaforma totalmente digitale per l’emissione e la gestione dei flussi finanziari all’interno di circuiti privati. Integra quindi in un unico step tutti gli adempimenti - anche fiscali - necessari per gli stakeholder coinvolti. Spiega Enrietti:
"Offrire benefit equivale a creare convenzioni con servizi esterni che hanno come focus opzioni utili, ma spesso troppo distanti dal concetto di welfare concreto; il welfare è infatti strettamente legato al benessere dei collaboratori a 360 gradi, e deve essere fruibile in serenità e semplicità”.
In cosa consiste il welfare aziendale secondo la sua prospettiva?
“Un vero progetto di welfare comprende benefit e convenzioni, ma all’interno di un percorso di ascolto e azione. L’azienda non deve semplicemente offrire, ma accompagnare. Questo significa non solo comunicare chiaramente i vantaggi disponibili, ma anche offrire supporto pratico per garantire che i collaboratori possano trarre il massimo beneficio da tali opportunità”.
Come possiamo veramente garantire il benessere delle nostre persone in un mondo in cui le dinamiche e le aspettative dei lavoratori stanno subendo profonde trasformazioni?
“L'accompagnamento al benessere può anche estendersi alla raccolta di feedback e suggerimenti dai lavoratori. Tale approccio partecipativo non solo migliora la percezione del welfare aziendale, ma permette anche di adattare e migliorare costantemente le iniziative in base alle effettive esigenze dei collaboratori”.
Riflettendo su quanto affermato da Enrietti, emerge chiaramente la necessità di una trasformazione nel modo in cui le aziende concepiscono il welfare aziendale. Anche perché è un mercato in crescita, come ha confermato nel 2022 un'indagine condotta dalla società di consulenza americana Forrester, dove è emerso che l’86% delle aziende europee e americane coinvolte vuole migliorare i propri programmi di benessere aziendale entro il 2024.
Questa necessità di cambiamento è confermata anche da un recente rapporto della società di ricerca londinese Technavio, che prevede un significativo aumento nel mercato globale dei buoni pasto e dei benefit aziendali nei prossimi 5 anni, proiettandolo a superare i 14,6 miliardi di dollari entro il 2025.
Come abbiamo anticipato, il welfare non è solamente legato a vantaggi tangibili, ma a un impegno costante nella creazione di un ambiente lavorativo dove i collaboratori si sentano valorizzati, supportati e ispirati. Oltre a ciò, l'ascolto attivo e la risposta alle esigenze delle persone diventano fondamentali, insieme a una mentalità orientata al cambiamento e all'adattamento continuo.
*questo è un articolo sponsorizzato.