Negli ultimi anni, il concetto di smart working ha subito una trasformazione significativa, evolvendosi da pratica occasionale a componente strutturale nelle strategie aziendali, soprattutto nel settore tecnologico e digitale. Questa evoluzione è stata accelerata dalla pandemia e dalla crescente carenza di talenti specializzati, portando le aziende a considerare lo smart working internazionale come soluzione per superare le barriere geografiche e ampliare il bacino di candidati.
Uno studio condotto dall'Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, in collaborazione con ECA Italia, ha evidenziato che quasi un terzo delle grandi aziende italiane ha adottato forme di smart working internazionale. Questo approccio consente ai dipendenti di lavorare da paesi in cui l'azienda non ha una sede fisica, facilitando l'assunzione di professionisti altamente qualificati indipendentemente dalla loro ubicazione geografica. Mariano Corso, responsabile scientifico dell'Osservatorio, sottolinea come la domanda dei talenti sia cambiata: "La domanda che i talenti più difficili da trovare, soprattutto del settore tecnologico e digitale, fanno nei colloqui di lavoro non è più 'Quale programma di smart working c’è?', ma 'Esiste un programma di smart working internazionale?'"
Lo studio identifica quattro principali forme di smart working internazionale:
- Assunzione di lavoratori residenti in paesi senza entità locali dell'azienda, permettendo loro di operare completamente da remoto.
- Trasferimento di dipendenti in paesi senza entità locali, consentendo loro di lavorare interamente da remoto.
- Virtual assignment, dove un dipendente riceve un incarico internazionale ma continua a lavorare dal proprio paese di origine.
- Lavoro da remoto temporaneo, che permette ai dipendenti di operare da un paese estero per periodi che variano da due settimane a sei mesi.
Il virtual assignment è particolarmente diffuso nel settore manifatturiero, adottato dal 70% delle aziende che praticano lo smart working internazionale. Questo modello offre l'opportunità di assegnare incarichi internazionali senza richiedere lo spostamento fisico del lavoratore, favorendo la flessibilità operativa e l'ottimizzazione delle risorse.
La principale motivazione che spinge le aziende ad adottare lo smart working internazionale è la necessità di colmare la carenza di competenze specializzate. Il 45% delle grandi imprese intervistate ha dichiarato di ricorrere a questa pratica per attrarre profili tecnici difficili da reperire sul mercato locale. Un ulteriore 31% lo considera uno strumento efficace per trattenere i talenti, offrendo loro maggiore flessibilità e opportunità di crescita professionale. Andrea Benigni, CEO di ECA Italia, osserva: "È a tutti noto la presenza di un mismatch tra domanda e offerta di lavoro soprattutto nell’area STEM. In questo contesto la soluzione organizzativa favorita dallo smart working internazionale permette alle direzioni risorse umane di poter attingere a potenziali candidati sia in Italia che nella UE in particolare"
Tuttavia, l'implementazione dello smart working internazionale presenta anche delle sfide. Tra le principali criticità segnalate dalle aziende vi sono la gestione degli aspetti previdenziali (48% delle grandi imprese e 50% delle PMI) e fiscali, oltre alla complessità delle pratiche burocratiche all'estero. Inoltre, emergono preoccupazioni riguardo al senso di appartenenza e all'engagement dei dipendenti che lavorano da remoto in contesti internazionali, con il 57% delle organizzazioni che teme una possibile riduzione dell'integrazione e dell'allineamento ai valori aziendali.
Nonostante queste sfide, lo smart working internazionale rappresenta una risposta concreta alle esigenze del mercato del lavoro moderno, offrendo alle aziende la possibilità di accedere a un pool di talenti più ampio e diversificato, e ai lavoratori l'opportunità di operare in contesti più flessibili e globalizzati. Come evidenziato dallo studio del Politecnico di Milano, questa pratica è destinata a crescere, con una stima che prevede un aumento dal 33% al 50% delle grandi aziende che adotteranno lo smart working internazionale nel medio termine.
Lo smart working internazionale sta ridefinendo le dinamiche del mercato del lavoro, abbattendo le barriere geografiche e promuovendo una cultura aziendale più inclusiva e orientata ai risultati. Le aziende che sapranno cogliere questa opportunità potranno non solo colmare le proprie lacune di competenze, ma anche posizionarsi in maniera più competitiva in un mercato sempre più globalizzato e interconnesso.