I sindacati avrebbero preferito un decreto ad hoc ma il governo si è mosso - non troppo solerte, date le temperature roventi ampiamente previste - con un piano per i rischi dal caldo per chi lavora. Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con il Ministero della Salute, INL, INPS, INAIL e Parti sociali, hanno presentato il 25 luglio la bozza di Protocollo per l’adozione delle misure di contenimento dei rischi lavorativi da esposizione ad alte temperature negli ambienti di lavoro.
Il documento contiene indicazioni utili alla sicurezza dei lavori all’aperto e indoor, ricordo che anche su Smart Working magazine avevamo indicato che le alte temperature generano stress e cali di produttività, nonché sono fonte di preoccupazione per la salute. Idem in ufficio, perché lo stress termico potrebbe non essere così evidente.
Quindi, le aziende, nel caso di temperature elevate registrate dai bollettini meteo o “percepite” in ragione della particolare tipologia di lavoro in atto, potranno richiedere la cassa integrazione ordinaria evocando la causale “eventi meteo” per le elevate le temperature superiori a 35° centigradi.
Disposizioni pure per chi lavora negli uffici - indicati come ambienti indoor - dove non è possibile attuare azioni di condizionamento atte alla riduzione del rischio, il datore di lavoro potrà mettere in atto ulteriori misure organizzative come il ricorso allo smart working, secondo le disposizioni normative.
Nell'ambito della sorveglianza sanitaria – si legge ancora nella bozza – il medico competente aziendale, "valutando lo stato di salute dei lavoratori, può fornire indicazioni indispensabili per prevenire il rischio da colpo di calore in relazione alle caratteristiche individuali".
Considerando che le temperature si sono abbassate ovunque, pure nella Sicilia devastata dai roghi, viene il sospetto che si sia perso tempo. Forse si poteva estendere la cassa integrazione già prevista a tutti i settori di attività. E, soprattuto, resta il nodo di fissare in modo incontrovertibile quale sia il livello oltre al quale intervenire perché non ci sono più le condizioni per poter lavorare in sicurezza.