Oggi sempre più le aziende stanno mettendo in moto dei progetti e delle azioni utili a supportare il work-life balance dei propri lavoratori. Tra la scelta di attuare una settimana lavorativa di quattro giorni e la possibilità di lavorare da remoto per alcuni giorni a settimana, le organizzazioni si avvicinano a un’idea di lavoro agile e flessibile che permetta a tutti di poter avere del tempo per se stessi e non sentirsi sovraccaricati. Capita, però, che a volte il modello organizzativo dello smart working venga associato ad attività di team building.
Prendiamo, per esempio, il caso di un’azienda piemontese che, da poco, ha deciso di proporre a un centinaio dei suoi collaboratori una settimana in smart working alle Canarie. Un viaggio completamente pagato dal datore di lavoro, in cui i partecipanti potranno lavorare da remoto e conoscere i colleghi che finora non avevano potuto incontrare per via delle varie sedi di lavoro dislocate anche all’estero.
“Questa di Fuerteventura sarà proprio una convivenza, un coliving, nel quale chi vuole può aderire volontariamente. Le persone avranno la possibilità di convivere in una struttura dedicata che abbiamo scelto. Porteranno avanti le loro attività progettuali e potranno utilizzarla per fare anche delle attività diverse che migliorano lo spirito e la mente, come lo yoga e il surf”, ha spiegato l’azienda in una nota stampa.
Questo è davvero smart working?
Benché l’iniziativa sia molto allettante e sicuramente piacevole per i lavoratori che ne prenderanno parte, la domanda da porsi è: siamo sicuri che questo sia un progetto che riguardi lo smart working? Il lavoro agile nasce dall’idea di riuscire a portare avanti i progetti senza vincoli di orario o luogo e, se svolto correttamente, aiuta sicuramente a bilanciare lavoro e vita privata.
Nonostante quest’azienda pratichi il lavoro da remoto dal 2017, un’iniziativa come quella di cui stiamo parlando pare essere più un retreat, cioè un momento in cui i lavoratori si possono trovare per stare insieme e lavorare facendo networking. Una scelta che, seppur piacevole, sposta semplicemente le quattro mura dell’ufficio da un’altra parte, cosa ben diversa da quello che si intende parlando di smart working.
Il team building è sempre esistito ed è una possibilità utilissima per rendere le organizzazioni più coese tra loro e per lavorare portando una ventata d’aria fresca tra le lunghe giornate passate in ufficio davanti alla scrivania. È però importante che questo, insieme alle numerose iniziative che un’azienda può proporre ai propri lavoratori, non si confonda con lo smart working.
Il team building e le iniziative di welfare sono fondamentali, ma a volte non bastano, perché non sostituiscono assolutamente il lavoro agile. Ecco perché le aziende, nell’ottica di voler sostenere realmente e attivamente il benessere fisico e mentale dei propri collaboratori, oltre a mettere in campo le proposte di team building, dovrebbero lavorare per concedere un’offerta concreta di smart working, accogliendo tutti i benefici che questo ha da offrire: parità di trattamento economico e normativo rispetto ai colleghi che lavorano in ufficio, con possibilità di flessibilità oraria e di scelta del luogo in cui lavorare. In questo modo, i collaboratori avranno gli strumenti per poter portare a casa i risultati in autonomia diminuendo lo stress.