<<Il lavoro è base della democrazia>> ha detto il Presidente della Repubblica Mattarella ieri in visita in Calabria. E Il Labour Day sarà festeggiato in tanti Paesi del mondo il 1° maggio, non negli USA, dove tutto è partito quando nell'Illinois il 1° maggio 1867 entrò in vigore la legge che fissava a 8 ore la giornata lavorativa. Lo scorso anno avevamo fatto un articolo che ripercorreva le tappe di questa storia, dagli Stati Uniti all’Italia, e ci chiedevamo quanto ci fosse ancora da festeggiare.
Ce lo chiediamo anche nel 2024, quantomeno a casa nostra perché l'Italia, che quest’anno ha la presidenza del G7, è uno dei Paesi con il tasso di occupazione tra i più bassi dell’area OCSE.
Particolarmente critica è la condizione femminile, nel Meridione addirittura lavora solo una donna su tre. L’occupazione femminile da noi non è inferiore solo alle economie “forti” come quelle di Germania o Svezia, ma anche alle economie “deboli” come la Grecia o la Bulgaria. Inoltre, a causa delle crisi globali del 2008/ 2009 e 2020/ 2021 - che hanno penalizzato, appunto, perlopiù le donne - l’occupazione delle donne italiane laureate nella fascia d’età under 34 è adesso inferiore a quella del 2004!
Secondo uno studio della CGIL pubblicato a marzo, gli italiani lavorano più dei tedeschi e dei francesi ma guadagnano un terzo in meno. Questo anche a causa dell’incidenza del part time involontario - arrivato al 57,9% del tempo - e di contratti nazionali scaduti e non rinnovati da anni. Nel privato, su 17 milioni di lavoratori, ben 5,7 milioni guadagnano meno di 1.000 euro al mese.
Quindi la questione lavoro è sempre centrale, con tutte le sue nuove forme, criticità e sfide. Abbiamo ottenuto le “8 ore”, lo smart working, ci sono state le Grandi Dimissioni (ma forse non sono ancora finite, anzi sono iniziati i Grandi Licenziamenti, quantomeno nel settore delle Big Tech), la ricerca del worklife balance, molti godono di forme di welfare aziendale impensabili anche solo nel recente passato e abbiamo pure iniziato a vedere le prime sperimentazioni della “settimana corta”.
Eppure la precarietà sembra un monolite che non si riesce a intaccare: la maggior parte dei contratti sottoscritti nel 2023 in Europa era termine, e milioni di persone sono costrette a vivere in un eterno presente. Le politiche neoliberiste fatte negli ultimi 25 anni hanno favorito questa precarizzazione della vita, al punto che si è poveri pur lavorando. Non solo, l'INAIL ci informa che la maggioranza dei morti e degli infortuni sul lavoro riguardano lavoratori precari.
Con la precarietà perfettamente legale e i contratti stabili utopia lo stress aumenta, la fuga dei cervelli pure. In Italia si è calcolato in un milione i giovani talenti già trasferiti all’estero. Si parte anche dalla Lombardia, non solo dal Sud come verrebbe da pensare.
Il lavoro è stato segnato dalla pandemia ieri, messo a rischio da un algoritmo oggi e forse sostituito da un’intelligenza artificiale domani.
Tra poco più di un mese andremo alle urne per rinnovare il Parlamento Europeo e le compagini di estrema destra stanno affilando le armi tanto che pensano di poter essere determinanti dopo lunghe coabitazioni di governo tra popolari e socialisti. Sovranisti in casa propria, sono però neoliberisti sul lavoro e reazionari nella transizione ecologica, che non è solo una parola del vocabolario green ma significa migliaia di posti di lavoro nell’economia del futuro.
Dunque, in conclusione, il lavoro è ancora il metro per giudicare la nostra realizzazione se proprio il lavoro oggi è fonte di disuguaglianza più della diversa pressione fiscale? E quindi di conseguenza, ha ancora senso festeggiare il 1° maggio? Ad ogni modo, “buona festa dei lavoratori” ai nostri lettori!