Quando e come nasce il termine ghosting?
Inizialmente viene legato al solo ambito relazionale per indicare un determinato comportamento: sparire, interrompere bruscamente ogni contatto, abbandonare un rapporto senza nessun tipo di comunicazione. Giunge nel nostro paese nel 2015 per poi diffondersi a altri ambiti. Oggi, infatti, il termine ghosting è associato anche all’ambito lavorativo e descrive più o meno le stesse dinamiche: casi di scomparse, mancanza di comunicazione, interruzione dei rapporti senza essere esplicativi.
In questo preciso contesto si parla dunque di job ghosting e può essere messo in atto in diverse fasi del processo di reclutamento, sia da chi cerca lavoro sia da chi lo offre.
Le cause del job ghosting: un nuovo mondo del lavoro?
Probabilmente il job ghosting è causato in primo luogo da un mutamento più ampio: quello del mondo del lavoro in epoca contemporanea. In passato, il contesto lavorativo era caratterizzato da maggiore stabilità, occupazioni a lungo termine, interazioni faccia a faccia. Il mercato del lavoro è poi gradualmente diventato più competitivo, supportato da un’altra evoluzione, quella tecnologia, che ha consentito una comunicazione più semplice e rapida. Oggi le aziende ricevono una massiccia dose di input: le candidature inviate ad un’azienda con posizione aperte sono sempre di più. Complici le piattaforme di job recruitment, inviare il proprio curriculum è diventato sempre più semplice (in alcuni casi persino immediato) al punto da causare valanghe di richieste per una posizione.
A causa degli eccessivi input cambiano dunque gli output: diventa difficile dare feedback personalizzati ma facile cadere nella tentazione del ghosting. Il fattore tecnologia è sicuramente il principale alleato di questa serie di (mal) comportamenti. Il nocciolo della questione si colloca infatti nel mutamento dell’industria tecnologica che, a dire di The Guardian, “ha già perso decine di migliaia di posti di lavoro con aziende come Microsoft e Salesforce che hanno recentemente annunciato licenziamenti, che hanno seguito mosse simili di grandi nomi come Netflix, TikTok, Cameo, Shopify e Lyft”.
La situazione è simile anche in altri contesti, tra cui ad esempio quello immobiliare, finanziario, dunque delle grandi banche di investimento ma anche sanitario e di vendite al dettaglio. In questo contesto di grandi cambiamenti, la parola d’ordine diventa selettività: per i candidati si prevedono standard sempre più alti e tempistiche sempre più brevi.
Il brivido del rischio.
Le aziende preferiscono in molti casi evitare comunicazioni di qualsiasi tipo in quanto ognuna di esse rappresenta un rischio. Ma di che tipo? Questo riguarda le politiche etiche che oggi hanno standard molto più alti, alias: qualsiasi messaggio rischia, seppur erroneamente, di contenere tracce o lasciare intendere interpretazioni di tipo sessista, razzista o di altre discriminazioni. Per la maggior parte delle aziende il gioco non vale la candela: impegnarsi per comunicare con i candidati a rischio di subirne successivamente i danni fa abbandonare spesso l’idea di un feedback.
Il candidato ha ampia possibilità di scelta.
Il proliferare di assunzioni in rapido mutamento fa sì che il job ghosting avvenga spesso per mano dei candidati e della loro cattiva gestione dell’ampio ventaglio di scelte di cui godono oggi. Spesso, infatti, individui ancora inseriti in un processo di selezione privilegiano un’altra posizione privando tutte le altre candidature della giusta comunicazione. In alcuni casi si arriva addirittura a firmare un contratto, senza però mai presentarsi. I protagonisti? La Generazione Z. La maggior parte dei “colpevoli”, ben il 93% della nuova generazione, dichiara infatti di non essersi presentata al colloquio, come riporta Fortune.
Quando l’azienda fa ghosting.
Quali sono invece le cause del job ghosting da parte del datore di lavoro? Come fa notare Forbes a riguardo, possono esserci diverse motivazioni: si procede con una nuova assunzione per la posizione, si sceglie un dipendente interno o si modificano le priorità a causa di cambiamenti interni, ostacoli finanziari o addirittura si predilige l’intelligenza artificiale.
Le conseguenze del ghosting.
Seppur osservate le possibili cause e motivato dunque il fenomeno, tale pratica resta comunque inadatta a qualsivoglia contesto lavorativo, irresponsabile e soprattutto poco professionale, in particolar modo per le conseguenze che porta con sé.
Tra le queste compare lo stato d’animo del candidato: tutt’altro che felice. Delusi dall’essere vittima di un caso di job ghosting è utile ricordare quanto il fenomeno sia ampio: non saremo né i primi né gli ultimi. Certo, però, anche si fosse in compagnia su una barca che affonda, la situazione non migliorerebbe di molto. Inoltre va tenuto a mente che per ogni singola posizione le aziende ricevono un numero esorbitante di candidature: il fatto di non essere selezionati non equivale in maniera diretta ad una lacuna delle nostre capacità. O almeno non sempre. L’obiettivo è dunque non demoralizzarsi ma presentarsi sempre ottimisti e motivati anche nei colloqui successivi, nonché mostrarsi ricchi di qualità, obiettivi chiari e grande volontà di perseguire questi.
Dal punto di vista delle aziende reclutatrici invece, le conseguenze non sono meno gravi: questi casi di scomparse danno vita a un vero e proprio “blocco” negli ingranaggi dei processi di assunzione creando disagi, ritardi e disorganizzazione per un’impresa.
Cosa fare in caso di ghosting?
Per le vittime di ghosting non esiste ancora un numero verde al quale rivolgersi. Esistono comunque svariate soluzioni, prima tra queste evitare del tutto di attuare questa pratica ma preferire, piuttosto, una comunicazione efficace.
Tale efficacia è povera anche quando il feedback, seppur dato, risulta ben povero di valore comunicativo: rapide mail di parole telegrafiche come esempio “grazie per l’interessamento, purtroppo abbiamo deciso di non procedere con la sua candidatura” non aiutano a capire né cosa si possa aver sbagliato né tantomeno in quale modo si possa migliorare.
Una soluzione attuabile invece nel caso in cui si abbia un’esperienza diretta di job ghosting è una quanto più chiara condivisione di dati: parlare di quando, dove o quanto spesso si sia vittime del fenomeno è sicuramente utile in direzione di una maggiore sensibilizzazione. Magari segnalare le reciproche attività di ghosting da parte delle piattaforme di job recruitment.
Più casi emergono, più il fenomeno viene conosciuto e studiato, più è possibile contrastarlo: paradossalmente per combattere un problema di comunicazione assente va usata una comunicazione forte e chiara.