Tutti, almeno una volta, abbiamo vissuto l’esperienza del collega che salva la giornata. Così come è sicuramente capitato di vivere tensioni sul luogo lavorativo a causa della scarsa sinergia all’interno di un team. Ad influenzare le relazioni tra colleghi sono diverse variabili: il contesto organizzativo e la cultura aziendale, così come l'umore del singolo individuo o del manager, la quantità e la qualità del tempo vissuto all’interno dell’azienda.
Qualunque sia il tipo di relazione, come è cambiata con l'ampia diffusione dello smart working?
Riscontri positivi di un clima positivo
Ascolto, confronto e dialogo restano sempre e comunque la base di una relazione sia tra colleghi sia tra questi e il manager aziendale, sia sul luogo di lavoro sia a distanza fisica da questo: ogni parte dell’ingranaggio e ogni momento valorizzato ha i suoi riscontri positivi.
Come sostiene Alfonso Fuggetta (direttore del Cefriel, Centro di Innovazione Digitale di Milano che si occupa di accompagnare lo sviluppo di imprese pubbliche e private): “è doveroso sfruttare al meglio gli elementi di flessibilità che il digitale consente, tenendo presente che in azienda conta anche la chiacchierata davanti alla macchinetta del caffé, il rapporto diretto, di persona, che aiuta la relazione tra colleghi”. Come sosteneva Steve Jobs: ogni momento della giornata può portare un’idea geniale, anche la pausa pranzo tra colleghi.
Diversi studi hanno dimostrato l’importanza di momenti come questi sostenendo che intrattenere rapporti amichevoli nell’ambiente di lavoro risulta spesso più rilevante di incentivi economici e benefit aziendali. Questo genera negli utenti sia produttività (per l’azienda) sia soddisfazione (per se stessi), in quanto creare un’atmosfera amichevole concorre a generare supporto in caso di necessità, riducendo dunque lo stress, migliorando le prestazioni, l'engagement e riducendo conflitti e tensioni.
Tra questi emerge ad esempio La ricerca di Schinoff pubblicata dall’Arizona State University nel 2017, la quale conferma l’importanza degli incontri dal vivo sopracitata. Tale studio mette in luce come non sia solo importante collezionare momenti con tra colleghi: soprattutto l’intensità, la capacità empatica, dunque la reale profondità dei legami affinchè questi possano reggere la distanza caratterizzante lo smart working. Questo contributo evidenzia dunque l’importanza relazionale in un contesto caratterizzato dalla virtualità e, al contempo, la totale possibilità del lavoro agile di innescare soluzioni in tal senso. In definitiva, è utile per ogni parte di un sistema lavorativo essere propositivi e attivi nei confronti delle relazioni interpersonali, sia per il proprio benessere sia per dare alla cultura aziendale delle solide basi: quelle di un team definito da relazioni costruite nel tempo e per questo ben coeso.
Lavorare in un’ottica di ottimizzazione
Dunque, anche nel lavoro a distanza le relazioni restano rilevanti per un buon clima interno, dunque per risultati esterni. Gli ostacoli di rapporti tra colleghi in smart working possono essere i seguenti: la limitata possibilità di condividere la sfera privata sul luogo di lavoro, meno contatti diretti e opportunità di conoscersi di persona, dunque di sperimentare con i propri colleghi la comunicazione non verbale (quella del corpo) assente negli scambi messaggistici.
Per aggirare questi ostacoli esistono però altrettante soluzioni attuabili: gli strumenti tecnologici alla base del lavoro agile possono diventare utili per attuare meeting virtuali, non solo a scopi produttivi. Si possono creare, ad esempio, pause comuni attraverso l’uso della webcam, nonché momenti di formazione più o meno “giocosi” (ne abbiamo parlato nell’articolo “Lavorare non è un gioco”: ecco come la gamification travolge certi luoghi comuni”). Non si tratta solo di valorizzare i meeting, rendendo tale strumento fluido a diversi usi, ma piuttosto di sviluppare negli utenti le “relational digital skills“: la capacità di trasformare le conoscenze superficiali in relazioni approfondite valorizzando gli strumenti digitali a disposizione.
La responsabilità è anche del singolo: le soluzioni non emergono solo attraverso gli strumenti ma è necessario che i soggetti facciano la loro parte, approfondendo magari le relazioni con i colleghi non solo in ambito e tempo lavorativo. Gli incontri informali al di fuori degli spazi aziendali risultano essere infatti uno dei metodi più efficaci per quella che viene definita "workplace friendship”.
Infine, va tenuto conto dello spirito aziendale: in questo caso è compito del manager, soprattutto dello smart manager, creare un ambiente in cui le relazioni interpersonali siano valorizzate, oltre che facilitate. Non si tratta però solo di friendly space e momenti di condivisione: il manager deve al contempo avere cura di facilitare e stimolare il corretto utilizzo dei diversi strumenti a disposizione degli utenti (definita media proficiency), per obiettivi sia lavorativi sia relazionali, sviluppando dunque quella che viene definita come l’intelligenza sociale virtuale, utile la singolo, alla collettività e produttività dell’impresa.