Un manager di Apple ha intentato una causa contro la compagnia, accusandola di monitorare i suoi dipendenti in modo invasivo, anche al di fuori dell’orario lavorativo. La causa legale, depositata da Amar Bhakta, Digital Ad Tech/Operations Manager presso Apple dal 2020, solleva gravi preoccupazioni sulla privacy dei lavoratori e sulle pratiche di sorveglianza adottate dal colosso tecnologico.
Le accuse di sorveglianza invasiva
Nel documento legale di 28 pagine, Bhakta afferma che Apple costringe i suoi dipendenti a rinunciare ai propri diritti di privacy e autonomia, imponendo l’uso di dispositivi, software e servizi Apple, inclusi gli account iCloud personali, per motivi di lavoro. La causa sostiene che Apple raccoglie e utilizza i dati personali dei dipendenti, anche quando questi non sono in servizio.
Secondo quanto dichiarato da Bhakta, l'azienda sarebbe in grado di monitorare i dipendenti attraverso sorveglianza fisica, video ed elettronica, senza alcuna distinzione tra quando sono al lavoro e quando sono a casa. La denuncia sottolinea che Apple può anche accedere a dispositivi Apple e non Apple, nonché a qualsiasi altra proprietà personale dei dipendenti, anche se si trovano nel proprio ambiente domestico.
Un ambiente di lavoro "carcerario"
Il manager di Apple descrive l’ecosistema aziendale come un "cortile di prigione", in cui i dipendenti sono costantemente sorvegliati dalla "visione onniveggente" di Apple, sia durante che dopo l’orario di lavoro. Bhakta denuncia anche una forma di censura, affermando che Apple gli avrebbe impedito di parlare delle sue esperienze lavorative in pubblico, ordinandogli di rimuovere informazioni relative al suo impiego da LinkedIn e di non partecipare a discussioni su podcast riguardanti la sua carriera.
La risposta di Apple
Apple ha risposto alle accuse, dichiarando tramite una portavoce che "ogni dipendente ha il diritto di discutere delle proprie condizioni lavorative, salari e ore", e che questa è una parte fondamentale della politica aziendale, su cui tutti i dipendenti vengono formati annualmente. La compagnia ha inoltre negato le accuse di sorveglianza invasiva, sostenendo di non monitorare i propri dipendenti in modo illecito.
Preoccupazioni sulla privacy già sollevate in passato
La causa legale solleva preoccupazioni più ampie sulla privacy dei dipendenti in Apple, una questione che ha attirato attenzione anche in passato. Nel 2021, infatti, diversi dipendenti avevano sollevato timori dopo che l’azienda aveva chiesto loro di collegare i propri account Apple personali a quelli di lavoro. Questo aveva comportato il rischio che file privati dei dipendenti finissero sui loro dispositivi aziendali, alimentando ulteriori critiche sulle politiche di privacy di Apple.
Questa causa legale potrebbe avere un impatto significativo sulla percezione pubblica di Apple, già sotto il riflettore per altre questioni legate alla privacy e al monopolio tecnologico. Se le accuse di Bhakta dovessero risultare fondate, potrebbero scatenare una serie di azioni legali e sanzioni, sia a livello individuale che collettivo. I riflessi di questo caso potrebbero estendersi anche ad altre grandi aziende tecnologiche, portando a un maggiore scrutinio delle pratiche di sorveglianza e delle politiche di gestione dei dati personali dei dipendenti.