Una leadership in grado di fornire una guida decisa verso obiettivi precisi potrebbe trasformare il fenomeno del quiet quitting nel rinascimento dell’industria, capace di restituire 9 miliardi di dollari annui all’economia mondiale. Lo sostiene il più recente report State of The Global Workplace, dove l’agenzia di sondaggi Gallup, ha raccolto le impressioni e i sentimenti dei lavoratori nel mondo. Nel 2022 è emerso un maggior coinvolgimento da parte dei professionisti rispetto all’anno precedente, anche se trascurabile. Al contempo, ci sono aspetti allarmanti come l’alta percentuale di risorse in quiet quitting (59%) e un elevato livello di stress (44%).
Questi due elementi sono comuni nella maggioranza di persone regolarmente assunte, ma contemporaneamente in cerca di una nuova sistemazione (51%), spinte dalla percezione ottimistica verso il mercato del lavoro (53%).
E se da una parte il lavoro flessibile sembra incidere relativamente poco sulle problematiche emerse, c’è una certezza che accomuna coloro che si sentono demotivati sul posto di lavoro: mancanza di stimoli e considerazione da chi li guida. In altre parole, una carenza di leader capaci sarebbe la causa di un mancato fatturato che si aggira intorno agli 8,8 miliardi di dollari, i quali ammontano al 9% del Pil mondiale. Poiché i numeri non differiscono molto rispetto a quelli del report dell’anno scorso, il dato maggiormente rilevante è proprio questa stagnazione che, unita invece a un’impennata dell’inflazione, preoccupa i mercati e i governi.
Nella corsa all’individuare i colpevoli di tale situazione, in rete è nato un dibattito da cui emerge la solita lotta generazionale in cui i “vecchi” puntano il dito verso i “giovani”, e viceversa.
Una rivoluzione nel modo di lavorare.
La percezione di una leadership inadeguata a gestire le risorse però avvalora la corrente di pensiero secondo cui le vecchie generazioni di manager e coloro che utilizzano gli stessi metodi non siano più in grado di ottimizzare e stimolare le persone. Questo soprattutto dopo la pandemia, che sembra aver generato una rivoluzione nel modo di lavorare. Basti pensare alla crescita esponenziale dello smart working e l’introduzione di quel compromesso chiamato lavoro ibrido in cui si va in ufficio solo alcuni giorni, che fomentano il dibattito sulla produttività. Secondo il report però, fattori come il lavoro da remoto non sono determinanti nella mancanza di stimoli delle risorse e inciderebbe in minima parte sull’insofferenza generale.
Alla domanda: “Cosa cambieresti nella tua azienda per renderla migliore?”, il 41% ha risposto infatti Coinvolgimento e Cultura. Nello specifico, i collaboratori vorrebbero essere più considerati dai loro superiori, avere la possibilità di dialogare con i manager e essere stimolati con mansioni più dinamiche e creative, piuttosto che essere inchiodati in task ripetitivi e monotoni. La maggioranza delle persone manifesta quindi un profondo disagio verso una leadership indecisa, poco rispettosa e non incline al dialogo. Di conseguenza, si parla di un’assenza di leader e un’abbondanza di “capi” votati al micromanaging e timorosi verso il delegare.
Il ritratto corrisponde all’identikit di chi tutto sa e nessuno ascolta, che tanto successo ha avuto in un mondo del lavoro lontano, lo stesso che ha iniziato a sgretolarsi con l’arrivo di Internet a metà degli anni '90 e definitivamente defunto nel terremoto innescato dalla banca Lehman Brothers alla fine del 2007.
In un periodo di grandi cambiamenti come quello attuale, dove le soluzioni vanno studiate e trovate attraverso il dialogo e la collaborazione, dal Report emerge quindi la necessità di ridefinire il concetto di leader e trasformarlo in quella figura capace di guidare le risorse verso un futuro più inclusivo e cooperativo. Di conseguenza, i leader di oggi e di domani non solo avranno il compito di motivare quel 50% di quiet quitter, ma di trasformare l’industria e la stessa società in un organismo in cui dialogo e rispetto siano la linfa vitale capace di spingere l’umanità verso un futuro di cooperazione e fiducia.
Se tutto questo sembra utopico, accontentiamoci almeno di avere una leadership in grado di far sentire utili e apprezzati coloro che vogliono dare un contributo importante tramite il loro lavoro.