ChatGpt - il modello di apprendimento profondo (large linguistic model) rilasciato a novembre 2022 da Open AI - è il topic del momento. Dato che tutti i media stanno parlando di questo software, che vede tra i suoi finanziatori Elon Musk, ho voluto cimentarmi anch’io nella sperimentazione, dandogli degli input dei temi trattati sul nostro magazine. Quello che segue è il testo prodotto dalla mia chat con l'intelligenza artificiale!
Come sarà lo smart working nel lavoro del futuro? Lo smart working nel lavoro del futuro sarà una forma di lavoro che si baserà sulla tecnologia e sull’utilizzo di strumenti digitali per consentire ai dipendenti di lavorare da remoto. Sarà una forma di lavoro che incoraggerà la collaborazione e l’innovazione, e che consentirà ai dipendenti di lavorare in modo più flessibile e produttivo. Sarà anche un modo per ridurre i costi aziendali, poiché non sarà necessario pagare per l’affitto di un ufficio o per altri costi fissi. Inoltre, lo smart working consentirà ai dipendenti di lavorare da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, aumentando la produttività e la soddisfazione dei dipendenti.
Le persone avranno come benefit più tempo libero da dedicare a sé stesse e alla propria famiglia, e una maggiore flessibilità nell’organizzazione del proprio tempo. Potranno non chiedere più permessi per portare i figli dal medico o gli animali dal veterinario e potranno lavorare da qualsiasi luogo.
Allo stesso tempo le aziende ridurranno gli spazi delle loro sedi aziendali e avranno una maggiore flessibilità nell’organizzazione del lavoro. I giovani talenti preferiranno realtà che concedono ai collaboratori lo smart working e le aziende che lo offriranno avranno un vantaggio competitivo rispetto alle altre. Con la rivoluzione digitale si perderanno posti di lavoro? No, anzi, la rivoluzione digitale porterà nuovi posti di lavoro. La tecnologia digitale creerà nuovi ruoli e nuove opportunità di lavoro, come ad esempio i lavori legati alla programmazione, all’intelligenza artificiale, alla robotica, alla realtà virtuale e all'analisi dei dati.
La realtà virtuale permetterà di sfruttare ancora di più lo smart working? Sì, la realtà virtuale permetterà di sfruttare ancora di più lo smart working. La realtà virtuale consentirà ai dipendenti di lavorare da remoto e di partecipare a riunioni, corsi di formazione e presentazioni in modo più coinvolgente e interattivo. Sarà anche possibile visitare luoghi di lavoro, come uffici e fabbriche, senza doversi spostare fisicamente. Inoltre, la realtà virtuale aiuterà i dipendenti a svolgere i loro compiti in modo più efficiente, poiché potranno lavorare in modo più collaborativo e interattivo.
Quindi qual è l’identikit dello smart worker del futuro? Lo smart worker del futuro sarà una persona flessibile, motivata e appassionata di tecnologia. Avrà una buona conoscenza dei principali strumenti digitali e saprà come utilizzarli in modo efficace. Sarà in grado di lavorare in modo collaborativo e di gestire il proprio tempo in modo efficiente. Sarà anche una persona creativa e innovativa, in grado di pensare fuori dagli schemi e di proporre soluzioni innovative.
Perché molte aziende sono restie a concedere lo smart working ai lavoratori? Molte aziende sono restie a concedere lo smart working ai lavoratori perché temono che i lavoratori possano non essere produttivi o che possano abusare della flessibilità offerta. Inoltre, le aziende possono temere che i lavoratori possano non essere in grado di gestire il proprio tempo in modo efficiente e che possano avere difficoltà a lavorare in modo collaborativo. Inoltre, le aziende possono temere che lo smart working possa portare a una mancanza di controllo sui lavoratori e a una mancanza di trasparenza.
Ma quindi in futuro tutte le aziende dovranno comunque adottare lo smart working per trattenere i migliori dipendenti? No, non tutte le aziende dovranno adottare lo smart working per trattenere i migliori dipendenti. Mentre lo smart working può essere un vantaggio per alcuni lavoratori, non è adatto a tutti. Alcuni lavoratori preferiscono lavorare in ufficio, poiché trovano più facile concentrarsi e collaborare con gli altri. Inoltre, alcune aziende possono non essere in grado di offrire lo smart working a causa di limitazioni tecnologiche o di altri fattori. Quindi, anche se lo smart working è una tendenza in aumento, non tutte le aziende dovranno adottarlo.
Delusi o sorpresi? Per quanto fluido e convincente, il testo prodotto dal bot risulta monotono e dalla forma scontata, quasi il compito di un alunno delle superiori. Il filosofo e designer di videogiochi Ian Bogost ha scritto su The Atlantic un articolo dal titolo “ChatGpt is dumber than you think”, sentenziando che la reazione iniziale a ChatGpt è più o meno quella che si ha davanti un ciarlatano.
Un giudizio un po' troppo duro, d'altra parte siamo solo agli inizi del progetto di Open AI. Personalmente, comunque, credo che gli scrittori al momento siano salvi. L’intelligenza artificiale non è ancora in grado di sostituire la creatività umana, al massimo può aiutare a fronte di una pagina bianca. Il punto è, sempre citando Ian Bogost, la macchina può produrre un testo credibile solo perché la scrittura e le nostre aspettative si sono abbassate moltissimo? Come giornalisti dovremmo vigilare sul rischio della profezia di Dr. Walter Gibbs, il personaggio di Tron interpretato dall’attore Barnard Hughes nel 1982: “computers and the programs will start thinking and the people will stop”.