L’accordo firmato di recente dal Comune di Roma per incentivare lo smart working è l’ennesimo esempio di come questa modalità di lavoro venga spesso percepita come una risposta alle emergenze, proprio come è accaduto durante la pandemia. In sostanza, Roma Capitale vuole promuovere lo smart working come strumento per decongestionare il traffico cittadino, specialmente nelle aree centrali, almeno fino all’8 gennaio 2025. Questo intervento si inserisce in una strategia che mira a ridurre gli spostamenti casa-lavoro e l’utilizzo dei mezzi pubblici e privati, al fine di migliorare la vivibilità urbana in vista del Giubileo del 2025.
Ma è davvero solo questo l’opportunità che offre lo smart working? Dobbiamo davvero adottare lo smart working solo per evitare contagi o ridurre il traffico?
La verità è che, ancora una volta, ci troviamo di fronte a una misura temporanea, un tentativo di contenere i disagi legati ai cantieri e alle infrastrutture inadeguate. Un intervento che, pur mosso da buone intenzioni, non riesce a cogliere il potenziale a lungo termine dello smart working come parte di un cambiamento culturale e organizzativo del lavoro.
Smart working: molto più che home working
C’è un errore di fondo che si ripete: associare lo smart working solo all’home working, come se lavorare da casa fosse la soluzione definitiva. In realtà, lo smart working è molto di più. Si tratta di una visione dinamica che integra flessibilità, autonomia e un approccio diverso alla gestione degli spazi di lavoro. Ma se viene continuamente trattato come un “tappabuchi” in risposta a crisi contingenti, non si riuscirà mai a sfruttare il suo vero potenziale e verrà percepito come una soluzione emergenziale.
Pensiamoci: il traffico crescente a Roma era prevedibile. Viviamo in una città con una popolazione in costante aumento, con flussi turistici che ogni giorno aggiungono migliaia di persone in movimento (solo il Comune di Roma, nel 2023, ha incassato 159 milioni di euro dalla tassa di soggiorno). La soluzione non può limitarsi a mandare le persone a lavorare da casa per qualche mese, in attesa che i cantieri si concludano. È necessario un ripensamento più ampio che guardi al futuro, non solo al presente.
Come trasformare questa “azione emergenziale” in un’opportunità di cambiamento reale?
Ecco alcuni punti, già discussi in passato, che potrebbero trasformare lo smart working in una leva di cambiamento:
1. Trasporti pubblici più efficienti: È una questione fondamentale. Se Roma avesse investito in trasporti pubblici moderni e sostenibili, il problema del traffico non sarebbe così pressante. Ricordiamo anche il problema della disponibilità dei taxi, diventata insostenibile. Un sistema di trasporto efficiente ridurrebbe la necessità di utilizzare l’auto privata, rendendo la città più vivibile per tutti.
2. Coworking e spazi di lavoro condivisi: Il futuro non è solo lavorare da casa. Bisogna costruire una rete capillare di spazi di coworking e uffici condivisi, dislocati in punti strategici della città, lontano dal centro, ma facilmente raggiungibili con i mezzi pubblici. Questo permetterebbe di decentralizzare il flusso di lavoratori, alleggerendo il traffico e migliorando la qualità della vita.
3. Office sharing: Promuovere un sistema di “uffici condivisi diffusi” potrebbe consentire ai lavoratori di utilizzare spazi professionali vicini a casa, riducendo gli spostamenti e garantendo al tempo stesso un ambiente più stimolante e produttivo rispetto all’home working. Questa formula è già realtà in molte città europee, dove spazi di lavoro condivisi permettono alle persone di avere flessibilità senza rinunciare al contatto umano.
4. Un piano di sviluppo sostenibile: Roma, come molte altre città, deve guardare oltre le soluzioni a breve termine. La crescita della popolazione e del turismo era prevedibile. Pianificare uno sviluppo che integri la mobilità sostenibile, una migliore distribuzione degli spazi di lavoro e la digitalizzazione è la chiave per affrontare non solo l’attuale situazione, ma anche le sfide future.
5. Dedicare aree di sviluppo periferiche: Spostare gli uffici in zone limitrofe al centro città è già una soluzione efficace per ridurre l’eccessivo traffico. Se già ci spostiamo in centro per andare all’università, per svago (ristoranti, bar) o per turismo, e dobbiamo anche muoverci all’interno del centro per raggiungere i propri uffici, è normale riscontrare problemi di congestione. Senza dimenticare che vivere in centro è diventato economicamente insostenibile per molti.
Lo smart working può essere molto di più che una risposta temporanea a una crisi. È una leva che, se usata correttamente, può migliorare il modo in cui lavoriamo e viviamo nelle nostre città. L’accordo di Roma è un passo avanti, ma rischia di essere l’ennesima occasione mancata se non viene inserito in una visione di lungo termine.