Coordinata da Gianluigi Cogo, esperto di innovazione digitale nella PA, è stata creata una rete di formatori specializzati per rispondere al POLA.
L’impressione è che sia iniziato un processo di evoluzione storica per la “macchina dello Stato”. I Piani Organizzativi per il Lavoro Agile della Funzione Pubblica, indicati con l’acronimo POLA, sono indirizzati ad una evoluzione nell’ottica di aumento della produttività e sua misurazione.
Per supportare tale processo, un gruppo di professionisti si propongono qui di rispondere con le loro competenze comprendenti l’aspetto motivazionale così come quello tecnologico e giuridico.
Ne fanno parte, oltre al sopracitato Dott. Gianlugi Cogo, l’avvocato giuslavorista Sergio Alberto Codella, il Dott. Andrea Tironi esperto di digitalizzazione nella PA, l’Ing. Piero Bernardi componente della Commissione per la Cyber Security per l’Ordine degli Ingegneri di Treviso, la Dott.ssa Stefania Allegretti esperta in smart working e organizzazione, Samuel Lo Gioco ideatore del format di eventi Smart Working Day.
Nel pubblico, come nel privato, l’impatto della pandemia sanitaria Covid-19 è stato un acceleratore incredibile. Ma adesso bisogna farci i conti quando si parla di pratiche burocratiche, accesso alla tecnologia e soprattutto salto culturale dei funzionari. Come lo ha spiegato il Ministro Fabiana Dadone, il lavoro agile nella PA al 50% durerà fino al 31 dicembre 2020 – vedi Decreto Rilancio (D.L. 34/2020 convertito in L. 77/2020) – e con il POLA potrà arrivare fino al 60% da gennaio 2021. Insomma un’opportunità epocale per il settore, ma cosa cambierà in concreto?
Il 2021 anno del lavoro agile anche per la P.A.
Secondo le parole del ministro, attraverso i POLA le amministrazioni pubbliche sono chiamate ad elaborare e approvare a decorrere dal prossimo gennaio i loro programmi di smart working.
Nella predisposizione dei piani, potranno contare su risorse destinate a riorganizzare il lavoro in modalità agile, grazie alla mappatura delle attività che possono essere svolte non in presenza senza alcun impatto in termini di quantità e qualità di erogazione dei servizi. Questo grazie a nuove dotazioni di dispositivi, software, lo snellimento delle procedure e alla programmazione di percorsi formativi in ambito digitale e informatico.
La formazione è il punto centrale del modello, sia dal punto di vista giuridico che del passaggio culturale per orientare l’organizzazione su progetti anziché per procedura. Quali sono gli adempimenti e cosa devono fare le amministrazioni pubbliche per cogliere questa grande opportunità? Ecco quindi un attento progetto formativo e di affiancamento per aiutare la PA nell’adozione dello smart working rispettando le indicazioni del POLA.
L’affiancamento operativo della task force prevede così dei corsi validi per la formazione obbligatoria della Dirigenza pubblica in materia di flessibilità del lavoro pubblico e lavoro agile (art. 263 c. 3 D.L. 34/2020, Decreto rilancio).
La loro proposta copre tutti gli ambiti regolazione, dalle tecnologie all’organizzazione, dal change management alla sicurezza, dalla comunicazione alla misurazione. Sembra un percorso interessante, li terremo d’occhio!
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