Nel momento che cresce il numero di persone che scelgono di operare lontano dall’ufficio, il mercato del lavoro e del turismo iniziano a dialogare sempre di più, aprendo così nuovi scenari in questo 2023 che vanta già ottimistiche previsioni per il numero di persone intenzionate a viaggiare. Secondo le previsioni di Eurofound, quest'anno registreremo un rialzo del numero di coloro che si spostano in tutta Europa alla ricerca del luogo ideale per lavorare da remoto.
Se si trasportassero in un’equazione matematica i fattori lavoro, contemporaneità e digitalizzazione probabilmente il risultato si orienterebbe intorno allo smart working come principale soluzione. A risolvere in questo modo l’equazione sono sempre più paesi, dentro e fuori i confini europei: emergono con sempre più frequenza stati a favore e supporto di queste nuove metodologie lavorative.
Seppur lo smart working sia un fenomeno osservabile ormai ovunque, in determinati stati risulta essere prediletto o comunque maggiormente valorizzato: è il caso del Portogallo. A Lisbona si respira un’aria di rinnovato positivismo: il paese è reduce di un innalzamento positivo in campo economico con un boom in diversi settori, primo tra questi il turismo.
In una lista dei migliori Paesi verso cui orientare il proprio lavoro “libero da uffici” Kayak, leader mondiale tra i motori di ricerca di viaggi, posiziona al primo posto i lusitani, i paesi mediterranei e la Polonia. Si tratta di un mercato in particolare rivolto a freelance e giovani talenti, spesso occidentali e benestanti che hanno una buona capacità di spesa e amano viaggiare quanto frequentare i coworking.
L’uso sempre più frequente dello smart working apre metaforicamente e fisicamente nuovi orizzonti: il lavoratore, slegato dal suo ufficio, ha la possibilità di lavorare praticamente ovunque. L’assunto è che il moderno smart worker, abituato a connettersi da dove vuole, sarà sempre più alla ricerca di luoghi che ispirino e nei quali incontrare persone interessanti. Pure i Paesi vengono incontro a questa tendenza, introducendo normative che consentono ai lavoratori stranieri altamente qualificati di vivere nei propri confini con un permesso di soggiorno in procedura semplificata (anche l'Italia se ne è dotata per quelli extra-UE).
Le nuove esigenze emerse post pandemia riflettono una profonda necessità di trasformare gli spazi in cui viviamo e lavoriamo. Non poteva non esserne influenzata l’economia del turismo, con la conseguente necessità di integrare l’ospitalità con uno spazio per lavorare. Tra l’altro, le strutture ricettive saranno chiamate a reinventarsi, probabilmente diventando realtà ibride per sopperire alle trasformazioni che gli smart workers portano con il nuovo modo di viaggiare.
La conseguenza? È risaputo che cambiare ambiente stimoli la creatività, dunque è facile immaginare come la produttività dei lavoratori non possa che subire solo migliorie. Inoltre la scelta dello smart working da una destinazione diversa dal luogo di origine e di lavoro viene spesso ideata anche come scelta di coppia, il progetto Paisà - di cui abbiamo già parlato - è un esempio di tentativo di portare un po’ d’innovazione e svecchiare modelli di turismo obsoleti.
Allo stesso modo del cambiare luogo, attività alternative abbinate al lavoro non fa che aumentare la produttività dei lavoratori. In altre parole luoghi sempre diversi permetterebbero di lavorare meglio, aumentando esponenzialmente sia la quantità sia la qualità dell’impiego svolto.
Attenzione, per evitare presentare uno smart worker ai confini tra realtà e fantasia è necessario dunque, come in ogni analisi che voglia potersi dire tale, osservare il rovescio della medaglia: l’eccessivo presenzialismo online. Se sulle prime può sembrare un paradosso, accade infatti che, le persone tendino a restare sul proprio pc più a lungo di quanto necessario.
La workation e le sue attività potrebbero essere una bella occasione per fare nuove attività.
Nell’ipotesi e nella speranza in cui queste metodologie diventino una pratica sempre più ampia, le previsioni non possono che mostrare una persona la cui dedizione unita a condizioni favorevoli alla creatività forniscano la più ambita delle ricompense: il benessere al lavoro.