Nel 2017, quando l'Italia si dotava di un quadro normativo sullo smart working, la ben nota legge n. 81, il tema del lavoro agile in Italia era spesso una faccenda per accademici, la comunità HR e una manciata di multinazionali che lo avevano timidamente introdotto. Oggi le riflessioni che solo ieri ci parevano innovative sono diventate rapidamente vecchie, fare smart working è già dimostrato quanto sia possibile e il nuovo focus riguarda come adattarlo alla nascente epoca del new normal.
Ecco quindi da poco dato alle stampe "Oltre lo smart working - Modelli di lavoro agile e sostenibile" per Franco Angeli Editore, a cura di Franco Amicucci, Gabriele Gabrielli, Paolo Iacci e Luca Solari, che presenta tantissimi contributi e testimonianze in materia.
La riflessione, dicevamo, è sempre attuale perché è l’attualità che con prepotenza irrompe nel mondo del lavoro. Pensiamo al fenomeno delle Grandi dimissioni: è in atto una trasformazione che scuote nelle fondamenta le scelte occupazionali e i dati che sono arrivati dagli Stati Uniti, dall’Europa e dal nostro Ministero del Lavoro confermano che lo smart working non è solo una richiesta di benefit, bensì un fattore di adeguato equilibrio tra la vita privata e la carriera.
Ancora, far lavorare in modalità smart è la principale leva di sostenibilità che le aziende hanno a disposizione, coerentemente con un fondamentale criterio di scelta nel giudicare l’attrattività di un’impresa per i giovani talenti e in ottica Agenda ONU 2030. I ragazzi della Generazione Z, tra l’altro, appena affacciatasi sul mercato del lavoro, concepiscono l’operatività solo in modalità smart!
Oppure i mondi virtuali delle tecnologie immersive che con il superamento di ogni limite fisico per persone e oggetti renderanno la collaborazione da remoto senza più ostacoli. Ci aspetta un futuro prossimo di community all’interno di spazi virtuali - esattamente come avviene nei videogiochi - con situazioni sempre più “reali” e avremo quello che è mancato nel remote working emergenziale da pandemia sanitaria.
Di questa rivoluzione epocale non poteva non esserne investita la formazione. Le competenze necessarie sono in costante evoluzione come il contesto circostante; capiamo bene che diventano un pilastro fondamentale della strategia aziendale, perché permettono di dotare i collaboratori degli strumenti per affrontare il cambiamento.
Tra le novità dobbiamo ovviamente citare i “nuovi luoghi”. La costante crescita e l’aumento di popolarità dello smart working hanno aperto a una platea sempre maggiore la possibilità di viaggiare e lavorare. Una soluzione che sta prendendo sempre più piede è quella di lavorare anche da co-living, in un luogo di lavoro e vita che permetta di conciliare un life balance rinnovato.
Si tratta della versione più avanzata dell’approccio agile, assorbita da programmi di welfare che le aziende possono mettere a disposizione dei lavoratori, facendogli tra l’altro riscoprire i territori rurali. Questa tendenza è diffusa anche per i dirigenti di grandi corporate, non solo tra i collaboratori, perché pure le figure apicali sono ormai coinvolte nella gestione di attività esclusivamente online.
E qui arriviamo al tema delle organizzazioni. Le organizzazioni devono diventare contenitori di opportunità per la crescita delle persone. Solo quelle che saranno in grado di dare un senso professionale alla collaborazione riusciranno a garantire un rapporto duraturo con i dipendenti e attrarre o trattenere i talenti. Un po' è fisiologico e un po' una questione di numeri: più persone hanno sperimentato il lavoro a distanza e più hanno scoperto alcune cose.
La prima è che anche senza il controllo e la verifica quotidiana con il proprio management le organizzazioni continuano ad esistere ed operare. La seconda è che la subordinazione non è un ingrediente necessario come si è creduto per anni, ma una scelta tradizionale mantenuta solo perché comoda.
Questo libro offre così una serie di spunti e riflessioni imprescindibili per comprendere le numerose sfaccettature dello smart working, il grande player che sta cambiando il presente – con la pandemia come una sorta di sliding doors – dell’economia, dell’abitare e della mobilità. Per il famoso filosofo Slavoj Žižek si tratta della “nuova rivoluzione industriale”.*
*questo testo è tratto dalla prefazione a firma del nostro Direttore di redazione Francesco Sani.