La nuova tendenza tra gli smart worker di oggi è la workation. Il termine workation è il connubio tra i nomi “work” e “vacation” e si intende l’associazione tra lavoro e vacanza data, appunto, dalla flessibilità consentita dalla modalità di lavoro in smart working. Lo smart working consente infatti di poter decidere del proprio luogo di lavoro e dei propri orari. E allora, perché non approfittarne per lavorare in posti da sogno vivendo quasi in vacanza?
Vediamo spesso sui canali social infuencer e blogger che inseriscono la parola “work” sotto le foto di mojito vista mare a Formentera, ad Ibiza. Strano? La convenzione e lo stereotipo lavorativo ci insegna che il termine lavoro è spesso associato a uffici grigi e uomini e donne quasi sempre in camicia alle prese con fotocopiatrici. Ma non è per tutti così. Non solo influencer e blogger, ma anche professionisti freelance e, appunto, smart worker hanno preso sempre di più in considerazione l’idea di poter lavorare in luoghi di vacanza.
Workation: il lavoro in vacanza per riurbanizzare i luoghi desolati
Ma non solo. La tendenza della workation sembrerebbe la formula perfetta per riubanizzare quei luoghi che si sono trovati turisticamente impoveriti a causa della pandemia. In Giappone da qualche mese il governo ha promosso un sistema chiamato “lavoro-vacanza” per supportare il turismo rurale e valorizzare le province rimaste senza turisti.
Si propongono così delle offerte vantaggiose con affitti brevi-medi periodi per chi decide di voler lavorare nei luoghi desolati.
In Italia, una formula analoga è stata abbracciata dalla città di Firenze che con la pandemia le è stato attribuito il nome “la città deserta”. Nella città fiorentina ha debuttato il progetto ‘Be.Long’ presentato dal Comune di Firenze e da Destination Florence: una piattaforma che propone offerte di appartamenti in affitto per studenti, startupper e smart worker.
La piattaforma offre anche servizi di ospitalità a coloro che prenotano attraverso il portale. Ci sono una serie di benefit tra inquilini e proprietari come ad esempio la Firenze Welcome Card che offre una serie di sconti e promozioni per musei, attività commerciali e spazi co-working.
Non solo a Firenze, in Italia stanno nascendo numerosi progetti in cui i luoghi da soggiorno turistico dimostrano un notevole interesse a rimodernassi adottando dei pacchetti ad hoc per chi desidera lavorare in vacanza.
In Brianza, nel polmone verde del Parco della Valle del Curone, l’Oasi Galbusera Bianca è stata tra le prime ad offrire servizi che permettessero di lavorare da remoto e soggiornare nell’agriturismo.
Tra le destinazioni più adatte per coniugare lavoro e relax si candida l’isola di Albarella. Propone un pacchetto ad hoc per chi si trova in lavoro agile e vuole trasferirsi per un periodo sull’isola, tra laguna e mare, con sconti speciali per lunghi soggiorni.
I pacchetti delle catene internazionali
Così come la “Smart Week” : la settimana di vacanza lanciata dal gruppo Alpitour con connessione ad alta velocità in camera, pocket lunch delivery per mangiare davanti al pc, utilizzo gratuito di scanner e stampanti, servizio di consegna e ritiro documenti e pacchi, coffee corner e camere disposte in aree particolarmente riservate per favorire la concentrazione e garantire una maggiore tranquillità. Le camere e gli appartamenti si possono prenotare per lo smart working da un singolo giorno (da 49 euro con orario dalle 8 alle 20), a una settimana lavorativa (da 199 euro per 5 giorni) o anche per un mese.
La catena Best Western ha invece scelto di affrontare il tema dello smart working in vacanza fornendo un servizio a tutti coloro che scelgono di continuare a lavorare da remoto mettendo a disposizione delle “smart working rooms”, con tutte le comodità dedicate ai professionisti con anche la corrispondenza pacchi.
Dunque, se fino ad oggi abbiamo ci siamo sentiti dire “work hard, play harder”, perché non si possono fare le due cose contemporaneamente? Laptop e smartphone possono abbinarsi perfettamente a cappelli di paglia ed espadrillas. Ed oggi, possiamo non scegliere cosa non portare.