Il 2 agosto 2023 è il Giorno del Sovrasfruttamento della Terra: significa che a partire da questo momento l’umanità avrà terminato tutte le risorse dell’anno che il pianeta sarebbe stato in grado di sostenere. Diventa dunque sempre più urgente lavorare (o vivere, in generale) in ottica sostenibile, e lo smart working si presenta come valido alleato. Il lavoro agile permette infatti una notevole riduzione delle emissioni di anidride carbonica.
La conferma più recente arriva dall’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile), che ha svolto uno studio su un campione di 3.397 impiegati di 29 amministrazioni pubbliche che hanno adottato lo smart working dal 2015 al 2018 in quattro città italiane: Roma, Torino, Bologna e Trento.
Lavorare a distanza, innanzitutto, diminuisce l’uso del mezzo di trasporto personale e i dati raccolti mostrano che permetterebbe di evitare l’emissione di circa 600 chilogrammi di anidride carbonica all’anno a persona, con notevoli risparmi in termini di tempo (circa 150 ore), distanza percorsa (3.500 km) e carburante (260 litri di benzina o 237 litri di gasolio). La problematica centrale evidenziata dallo studio ricade infatti sull’uso dei mezzi di trasporto privati, spesso scelta prediletta da chi lavora per gestione del tempo e risparmio dei costi.
Si osserva, sulla base dei campioni raccolti, come il 47% di loro scelga l’auto, il 2% le due ruote, solo il 17% opta invece per i mezzi pubblici, e il 16% usa ambedue queste in una sorta di soluzione mista. Questi dati si riferiscono alla mobilità per motivi di lavoro di durata media giornaliera di un’ora e mezza o due.
Mobilità italiana: il peso ambientale e le sfide per una maggiore sostenibilità.
In media, riassumendo, si percorrono 35 km al giorno per una durata di 1 ora e 20 minuti. Roma si conferma la città più critica, con un tragitto medio di 2 ore, probabilmente a causa delle maggiori distanze (1 lavoratore romano su 5 percorre più di 100 km al giorno) e del traffico più intenso. Infatti, nella capitale gli spostamenti giornalieri per motivi di lavoro e studio sono circa 420 mila, e ogni persona trascorre nel traffico 82 ore all’anno.
Tra l’altro, il recente rapporto La decarbonizzazione dei trasporti – Evidenze scientifiche e proposte di policy, elaborato dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili (Mims), ha mostrato che il settore dei trasporti è direttamente responsabile del 25,2% delle emissioni di gas a effetto serra e del 30,7% delle emissioni di anidride carbonica. La maggior parte di queste (per l’esattezza il 93%) provengono dagli spostamenti su gomma.
Anche se in caso di spostamento extra lavorativo il 24,8% del campione dello studio Enea utilizza modalità più sostenibili, come la bici o i mezzi pubblici, una buona percentuale (il 66,5%) resta invece sulle proprie scelte, senza abbandonare il mezzo di trasporto privato.
Ripensare modelli organizzativi è essenziale ma ricordiamoci che la famosa transizione ecologica è essenzialmente una transizione energetica. Quindi, bene lo smart working ma ricordiamoci che ci sono decisioni di politica pubblica - esempio sbloccare la burocrazia sulle fonti rinnovabili, ripensare l’urbanizzazione della città, il trasporto pubblico, ecc… - che non possono essere rinviate oltre. Altrimenti incrementare lo smart working per far risparmiare energia alle imprese diventa come “nascondere la polvere sotto il tappeto”.