La vicenda dell'acquisto del social network Twitter da parte di Elon Musk continua a essere fonte di notizie interessanti. Dopo aver perfezionato l'operazione con l'esborso di 44 miliardi di dollari (24 di tasca sua, 13 presi a prestito dalle banche e 7 da investitori privati), se ritirata dalla Borsa di New York, Twitter non sarà più una public company. Cosa voglia farsene l’eccentrico miliardario è un dibattito che va avanti da sei mesi, dato che la "piattaforma dei cinguettii" nell'ultimo decennio ha chiuso in perdita 8 esercizi contabili su 10.
Perché Twitter è così rilevante da occupare costantemente l'attenzione mediatica, dal The New York Times ai telegiornali italiani? Lo è in quanto le piattaforme sono capaci d’influenzare il pensiero di milioni di persone e questo è il social per eccellenza sfruttato dai politici. Prima Obama nel 2008, poi Trump nel 2016, hanno fatto qui la campagna elettorale online con successo. E pure in Italia abbiamo visto che Matteo Salvini da anni ci destina un grande impiego di risorse.
Ora in questa sede a noi non interessa se Trump sarà riammesso sul social dopo essere stato bannato per le fake news nel 2021, quanto la faccenda dei licenziamenti - che potrebbero colpire fino alla metà dei 7.500 dipendenti - e il lavoro agile che sarà revocato.
Già la procedura dei licenziamenti fa discutere, con i dipendenti già tagliati che da un giorno all'altro si sono trovati disabilitati dalla piattaforma e hanno ricevuto solo 60 giorni pagati extra come indennizzo. Il paradosso è che sono talenti che vengono lasciati andare via per risparmiare sui costi del personale ma, per sviluppare gli strumenti contro la creazione di account falsi, serviranno nuove figure professionali. Secondo gli esperti di tecnologia si tratta proprio di un genere di competenza che è costosa da reperire sul mercato.
Poi c'è la questione del lavoro da remoto, abbastanza naturale per una company di questo tipo, Twitter aveva sottoscritto un accordo permanente per permettere ai suoi dipendenti di lavorare da qualsiasi luogo. A maggio 2020 l'ex CEO Jack Dorsey varò "lo smart working eterno" per i dipendenti e ne avevamo parlato in un articolo all'epoca. Adesso Musk ha spiegato che ha intenzione di invertire la politica esistente dell’azienda. Infatti, come ha rivelato Bloomberg, ha chiesto ai propri dipendenti di essere presenti in ufficio 40 ore a settimana. Ci saranno alcune eccezioni per specifiche posizioni ma la guerra allo smart working, dopo Tesla, anche qui è ormai avviata. Il messaggio è chiaro: le scrivanie del quartier generale di San Francisco al 1355 di Market Street vanno rioccupate per tutto l'orario di lavoro!
La preoccupazione per lo smart working sembra assurda per una multinazionale che ha ben altri problemi su cui il nuovo proprietario dovrebbe concentrarsi. Il 90% dei ricavi di Twitter deriva dalla pubblicità e questa è in calo a causa dei timori per una recessione dell'economia. Inoltre, la società passerà da 50 milioni di dollari in interessi passivi sul debito nel 2021 a 1 miliardo, dopo l'accordo grazie ai nuovi finanziatori che hanno permesso l'operazione di acquisizione. E Twitter non ha molti beni materiali da dare in garanzia alle banche...
Risanare l'azienda Twitter è la grande sfida di Musk, c'è già riuscito una volta con Tesla (all'epoca per rilevarla dovette vendere PayPal e ottenne pure l'aiuto dello Stato americano), però stavolta la mossa è rischiosa. La società non è più una start-up e la crescita di questo settore tecnologico è ormai lenta. Addirittura Twitter non è al riparo da una futura bancarotta secondo gli analisti.
Lo abbiamo visto anche per Mark Zuckerberg, con Meta che ha perso il 25% del suo valore nella sola seduta del 26 ottobre, a cui si somma una perdita complessiva di oltre 9 miliardi dall'inizio dell'anno. Zuckerberg ha ammesso che le prospettive di crescita non si sono rivelate azzeccate e annuncia il taglio di ben 11.000 dipendenti, pari al 13% della sua forza lavoro!
Il maxi taglio si abbatterà anche sull'Italia, dato che apprendiamo dai sindacati della Lombardia che nella sede di Milano saranno licenziati 22 degli attuali 127 lavoratori.
Il calo di fatturato è dovuto sostanzialmente a due cause: il metatarso non convince e il business di Meta si è ridotto a causa della nuove funzionalità dei dispositivi Apple sulla privacy che impediscono il tracciamento dei dati.
Secondo l'economista Robert Brunner, come dichiarato al The New York Times, questo mercato è giunto al culmine della sua espansione. Sarà da vedere se l'ingresso di Musk nel mondo delle piattaforme social attirerà una nuova schiera di talenti che altrimenti non avrebbero considerato l'idea di lavorare nel settore, nonché nuovi finanziatori visionari tecnologici. Ma resta il punto che togliere lo smart working ai dipendenti sembra un controsenso per chi ha fatto una bandiera del voler guidare le nuove tendenze.
Cover photo: Elon Musk entering Twitter HQ - video screenshoot Twitter / @elonmusk