Il liceo scientifico statale Enrico Fermi di Cecina ha previsto un ciclo di 4 lezioni sul tema tenute dal nostro founder Samuel Lo Gioco.
Numericamente, i ragazzi nati tra il 1985 e 2000 saranno a breve un terzo degli occupati. È la Generazione Z, talenti che maneggiano la tecnologia in maniera impensabile per tutte quelle precedenti. Sfruttare competenze tecnologiche avanzate, app e social anche in ambito professionale, abbinato all’uso quotidiano di questi strumenti, non è quindi privo di ripercussioni. Probabilmente il lavoro per loro sarà una questione di “integrazione” o “contaminazione” con la vita privata, ben oltre la cosiddetta “conciliazione” odierna. Lo smart working sarà la normalità e non l’eccezione, le infrastrutture digitali il vero ufficio.
Quante volte abbiamo scritto che un talento non ha necessità di essere presente fisicamente in una sede ma di una connessione rapida per poter operare efficacemente da remoto?
Ecco quindi che annunciamo con entusiasmo l’invito della professoressa Rosita Rosini, docente di Lingua Spagnola al Liceo Enrico Fermi di Cecina, che ha invitato il founder del nostro magazine a tenere quattro lezioni in supporto per parlare di lavoro agile.
Samuel, esperto di comunicazione e speaker per imprese e imprenditori su leadership emotiva e change management, a questo giro farà docenza ad un pubblico decisamente diverso - i ragazzi del quarto anno di liceo, nati nel 2003 - con l’intento di creare cultura sul tema del lavoro del futuro e il concetto dello smart working.
Ma quali “chiavi” di interpretazione del mondo del lavoro proverà a consegnare a questi giovani? Abbiamo scambiato qualche battuta con lui alla vigilia della prima lezione che lo vede protagonista.
<<Dobbiamo creare terreno fertile per i lavoratori del futuro e quale miglior occasione par parlarne con ragazzi di 17/18 anni che saranno i talenti del domani – ci dice Samuel decisamente emozionato da questa esperienza che inizia oggi, come appunto un nuovo “primo giorno di scuola” – e stanno per entrare nel mondo del lavoro. Basandomi anche sulla mia esperienza personale, io non ero certo uno studente modello a scuola, cosa vuol dire costruirsi una professione>>.
Sappiamo quanto è essenziale per la scuola italiana adattare i programmi scolastici a quanto richiesto dal mondo del lavoro e riconoscere le potenzialità delle soft skills. Ma, le aziende, dal canto loro, sono chiamate a riconoscere il valore di tutte le competenze, non solo quelle puramente tecniche. Perché la nostra non è solo una società più tecnologica ma anche più interconnessa. Una società globale dove servono doti di flessibilità e problem solving, capacità di collaborazione tra persone che vengono da esperienze diverse.
<<Sicuramente dirò ai ragazzi di cercare aziende dove si riconoscono nella filosofia>>.
Quello che sappiamo per certo è che Samuel cercherà di piantare dei semi per fargli comprendere concetti che hanno profondamente cambiato il mondo del lavoro negli ultimi vent’anni, sicuramente rispetto a quello in cui sono entrati i genitori. Non è solo una questione di smart working.
<<Il worklife balance, ad esempio deve essere costruito fin dall’inizio della carriera, ma allo stesso modo suggerirò di costruirsi esperienze che esulano strettamente dalla professione, perché in un modo o nell’altro avranno incommensurabilmente delle ripercussioni su quello che è il lavoro. Racconterò la mia esperienza del Cammino di Santiago. Come non mi stanco mai di ricordare, in Sud Corea i manager sono addirittura spinti ad intraprendere esperienze del genere e averle nel curriculum è importantissimo nella loro cultura>>.
Quella del Cammino di Santiago non è semplicemente un suo cavallo di battaglia come esempio di tenacia, bensì metafora di un’attitudine. <<Cercherò di trasmettere ai ragazzi una filosofia propositiva dove se vogliono qualcosa non devono aspettare che siano le cose a muoversi, ma essere determinati e costanti per ottenerla>>.