“Contrordine compagni!” Si torna in ufficio, anzi no a Facebook.
Per chi ha letto i libri di Guareschi e visto il film Beppone & Don Cammillo, sa che l’espressione <<Contrordine compagni!>> indicava la strategia di assecondare le circostanze tattiche di volta in volta individuate, con assoluta spregiudicatezza e contraddizione, perché in fondo “il Partito” era infallibile. Un po’ come Facebook.
Certe scelte sembrano fatte a proposito per cavalcare onde, perché se la maggior parte delle Big Tech premono per il ritorno in ufficio. A Facebook si sta pensando di concedere uno smart working a tempo indeterminato sulla linea di Twitter.
Giova ricordare che Mark Zuckerberg ha oltre 58mila dipendenti e un fatturato di 86 miliardi di dollari, contro la società del microblogging di Jack Dorsey che di dipendenti ne ha 4.800 e “solo” 3 miliardi di fatturato.
Riguardo Amazon, ha chiesto ai dipendenti di tornare in sede: “il nostro programma è tornare ad una cultura ufficio-centrica”. Della serie, insieme si collabora in modo più efficace.
Per Google, secondo i calcoli di Bloomberg, in virtù dello smart working adottato nel corso della pandemia, la holding Alphabet ha risparmiato 1 miliardo di dollari (268 milioni nel primo trimestre del 2021 per minori spese in trasferte, fiere e manifestazioni) e ora pensa ad un modello ibrido. Allo stesso tempo, sono statti fatti investimenti immobiliari per miliardi di dollari in nuove sedi e uffici in tutte le principali città degli USA. Il management nicchia: come far rientrare il personale e tradurre in pratica produttiva nuovi modelli flessibili di lavoro?
Curioso infine il caso di Apple. A Cupertino avevano chiesto ai dipendenti di rientrare in ufficio almeno 3 giorni a settimana in autunno. Ma la notizia è che un centinaio di loro si sono rivoltati e con un comunicato hanno minacciano dimissioni di massa. Non vogliono rinunciare al benessere di lavorare da casa in smart working!
Ma Zuckerberg non va controcorrente a caso. Non ha nessuna intenzione di implementare lo smart working per far passare ai suoi collaboratori più tempo in famiglia o per logiche ambientaliste, ma solo testare su di loro nuove tecnologie che permettano maggior controllo e connessione. Quindi niente più bonus pasti e navetta gratuita ma incentivi anche per trasferimenti all’estero e continuare a lavorare da remoto, in una sorta di autogestione.
Come spiega bene la nostra Miriam Belpanno in un precedente articolo su questo magazine (link), ecco in arrivo le nuove piattaforme Oculus for Business e Workplace sulla realtà virtuale per favorire la collaborazione dei dipendenti.
Zuckerberg ha creato una sorta di nuovo controllo “biopolitico” con la sua piattaforma social. Per chi non avesse dimestichezza con la filosofia politica, la definizione di Michel Foucault di biopolitica è il terreno in cui le pratiche di un potere forte arrivano a disciplinare il corpo fino a regolare intere popolazioni, ovvero è un’area d’incontro tra il potere politico e la sfera della vita. Un incontro che si realizza in un’epoca ben precisa, quella dell’esplosione del capitalismo.
Oggi la biopolitica da tecnologia la si esercita anche passando dallo smart working, altro che concessione di un benefit! Il CEO di Facebook è sempre quello ben battezzato tempo fa nelle brillanti parole di Edward Snowden:
<<Zuckerberg ha realizzato la più grande innovazione tecnologica contemporanea e l’ha sfruttata solo per vendere meglio spazi pubblicitari>>.
Ma il suo potere non è inarrestabile. Lina Khan, la 32enne nuova guida della potente Federal Trade Commission – l’antitrust americana - sta affilando le armi.