Recentemente a Parigi alcuni bar hanno vietato l’uso dei computer ai tavoli. Perché proprio in questa città? Perché è famosa per avere molti appartamenti piccoli (parliamo di pochissimi metri quadrati), o “studio”. Spesso, quindi, chi lavora in smart working si sposta nei bar: un caffè, una connessione stabile a internet e altri comfort rendono questi spazi la scelta prediletta dei lavoratori agili. Che non hanno messo in conto però la reazione dei proprietari, secondo i quali i computer rovinano l’atmosfera (e occupano posti per potenziali e ulteriori clienti). Di conseguenza, lo smart working nei caffè parigini ha subito divieti o è stato limitato a determinati giorni e fasce orarie.
I coworking, un modello di business esploso negli ultimi anni con una crescita esponenziale anche nella nostra penisola, consistono invece in spazi di lavoro condiviso tra più liberi professionisti che usufruiscono di vari servizi in comune come in un ufficio (per esempio la connessione a internet o una sala riunioni) pagando un canone di affitto per la postazione prenotata. E in molte città sono l’alternativa- anche se a volte più costosa - ai tavolini dei bar.
In una recente indagine Cofoundry, ente che ha sviluppato spazi coworking a Genova e Milano, ha studiato le proprie aziende e i propri lavoratori osservando come questi prediligono spazi di lavoro condivisi. In altre parole, spazi fisici per il lavoro agile ma all’interno dei quali non manchi la “realtà umana”. Secondo la ricerca, il 37% dei lavoratori crede che lo smart working e la realtà digitale facilitino un modello di lavoro più personale, utile per il massimo sviluppo delle proprie potenzialità. D’altra parte, però, il 34% vede nel confronto con gli altri una costante possibilità di miglioramento.
Quale scenario è auspicabile per il lavoro di domani?
Visto il progressivo aumento dell'uso dello smart working (è ormai presente nel 91% delle grandi imprese italiane) è ipotizzabile e utile sviluppare sempre più spazi pensati appositamente per il lavoro agile. Diversi casi sperimentali, per esempio, coincidono spesso con ambienti green: spazi immersi o ricchi di natura e al contempo iper tecnologici.
Questa nuova tipologia di contesto lavorativo si sta sviluppando in diversi paesi (Australia, Cina e Stati Uniti ne detengono il primato) e risulta utile sotto due diversi punti di vista: se da una parte può stimolare la creatività personale, dall’altra concede spazio al confronto con gli altri.
I cambiamenti all'interno degli uffici perseguono quelli avvenuti nelle abitudini dei lavoratori: se queste cambiano, è necessario che i luoghi facciano lo stesso, diventando sempre più remote working friendly. Anche parchi e altri luoghi pubblici si rivelano quindi un buon alleato per le nuove modalità lavorative.
Diverse realtà, con Vienna e Londra sul podio, inoltre, stanno lavorando in direzione di una “smart city”, ovvero città “caratterizzate dall’integrazione tra saperi, strutture e mezzi tecnologicamente avanzati". Ciò si può tradurre con l’immagine pratica di uno spazio fertile sia per lo smart working sia per il supporto della vita personale all'interno della società contemporanea. Questo nuovo modello di spazio sociale è immaginato e auspicato ormai da tempo: un luogo in cui l’equilibrio tra contesti lavorativi genuini e spazi comuni per il tempo libero diano vita a una comunità diversa, sana e più sostenibile.