Come formatrice e ex manager d’azienda mi è capitato più volte di fare degli speech o degli interventi formativi presso diverse Business School su vari temi riguardanti le Risorse Umane. Tuttavia prima della pandemia non mi era mai capitato di svolgere una vera e propria formazione sul tema smart working per HR. Se ci catapultiamo indietro di due anni mai avremmo immaginato una rivoluzione così repentina dei nostri modelli organizzativi e chi si occupa di Risorse Umane come me si è trovato solo a sperimentare sulla propria pelle forme di lavoro nuovo, studiarne gli effetti, i benefici, i rischi…
Sdoganate queste nuove forme di lavoro flessibile, ora le aziende sono al punto di strutturare nuovi processi lavorativi (secondo un’indagine dell’Osservatorio Smart working l’81% delle grandi imprese italiane dichiara che il lavoro in modalità agile verrà mantenuto e formalizzato al termine della pandemia). È chiaro quindi che gli attuali e futuri responsabili HR hanno un ruolo strategico in questo percorso di cambiamento. Ho accettato quindi con grande entusiasmo la proposta di GEMA Business School di affidarmi un modulo formativo sul tema smart working all’interno del Master in Gestione e Sviluppo delle Risorse Umane.
Il mio obiettivo è stato quello di mostrare tutta la complessità del tema, perché fare smart working non è far uscire una policy, dare un PC e meeting online. Per me è cultura, mindset, visione del lavoro, del team e della leadership.
Ho intervistato con l’occasione Manuel Gamuzza dell’Organizzazione Didattica dell’area Master che formazione.
In GEMA Business School lavorate costantemente per allineare il programma dei nostri percorsi formativi al mondo del lavoro e alle sue evoluzioni.
L’obiettivo principale è supportare i nostri allievi nella scoperta delle proprie attitudini e nello sviluppo di quella “cassetta degli attrezzi” che sarà per loro fondamentale una volta entrati in azienda. Restando sulla metafora, tra questi arnesi del mestiere non può certo mancare lo smart working, argomento che abbiamo deciso di introdurre in un modulo chiamato Digital HR.
La spinta innovativa e tutte le inclinazioni che ne derivano non potevano restare fuori dai nostri programmi didattici, rischiando di non intercettare uno degli sviluppi più importanti ed evidenti di intendere il lavoro degli ultimi anni.
Quali sono le competenze chiave che vi impegnate a trasmettere a questi futuri manager? Alla luce delle trasformazioni organizzative in atto, gli HR devono avere competenze molto più variegate rispetto al passato.
I manager HR hanno un ruolo chiave nelle organizzazioni, oggi in modo ancora più evidente. Sono loro gli attori principali ai quali si chiede di traghettare le proprie realtà verso i cambiamenti, alcuni dei quali molto profondi, in atto nel mondo organizzativo. Sono loro i primi ai quali si chiede di possedere competenze differenti e aggiuntive rispetto al passato, a partire da tutte quelle skill di stampo digitale, ormai imprescindibili.
Il programma didattico del nostro Master in Gestione e Sviluppo delle Risorse Umane prevede una verticalizzazione su queste nuove competenze, da quelle più hard, come HR Analytics, Power BI, Excel o la Virtual Collaboration, allo sviluppo e potenziamento di quell’intelligenza emotiva tanto importante per un HR e che permette di essere vincenti internamente (retention) ed esternamente (attraction e reputation). Inoltre, attraverso altri interventi come Coaching e Design Thinking intendiamo fornire ai ragazzi strumenti innovativi e competenze che possedere è un vantaggio per chi inizia una carriera in ambito Risorse Umane.
Siamo in un periodo dove si parla di grandi dimissioni e guerra dei talenti. Lo smart working ha dato piena cittadinanza a autonomia, flessibilità e orientamento all’obiettivo. I giovani non vogliono più tornare indietro su questo. Avete notato cambiamenti nella consapevolezza e nelle aspirazioni dei vostri studenti?
La consapevolezza di un nuovo modo di intendere il lavoro e di bilanciare questo con la vita privata si fa sempre più forte e fa la sua comparsa già prima che la pandemia del 2020 ne accelerasse l’urgenza. Piuttosto che di work life balance, le aspirazioni e i desideri professionali dei giovani ci spingono a parlare sempre più di work life integration, evoluzione naturale del primo concetto.
Questo scenario è favorito anche dal ricambio generazionale nelle aziende, oggi nelle posizioni manageriali troviamo molti millennials che non soltanto non vogliono tornare indietro, ma in alcuni casi ciò che prima esisteva lo ignorano completamente. La flessibilità e l’orientamento all’obiettivo determinano sempre più spesso l’appetibilità delle posizioni aziendali, tanto per chi è già in azienda quanto, soprattutto, per chi vuole affacciarsi a questo mondo, come i giovani allievi che passano dalle nostre aule.
Alla luce di questa situazione chi lavora nell’HR ha un ruolo sempre più strategico nel saper progettare forme di lavoro ibrido e autonomo in base al principio dell’employee centricity. In che modo preparate i vostri studenti ad affrontare questa sfida?
Questa è una delle sfide che per prima abbiamo voluto cogliere e portare avanti in questi ultimi anni. La pandemia del 2020 ha segnato un momento nuovo, inatteso ma non per questo meno importante, anzi. Crediamo sempre nelle opportunità che nascono dai cambiamenti e abbiamo colto quella di riprogettare anche la metodologia didattica dei nostri Master, oltre che intervenire sui contenuti.
La definiamo meta-formazione: nel momento in cui i nostri allievi si formano sui contenuti, utilizzano strumenti avanzati a loro disposizione sin dal primo giorno, come la condivisione in cloud, la virtual collaboration, piuttosto che la progettazione documentale sincronizzata o il live streaming per alcune lezioni e moduli. L’utilizzo di questi strumenti è esso stesso formazione e favorisce tra i ragazzi un training non indifferente che li prepara a dinamiche che affronteranno sin da subito in azienda.
Quali sono i prossimi sviluppi che volete dare alla formazione degli specialisti HR?
Siamo già al lavoro per individuare gli sviluppi dell’immediato futuro in ambito HR. Non potranno mancare verticalizzazioni importanti sulla mobilità e impresa sostenibile, sulle emozioni digitali e la nuova comunicazione efficace, che tenga conto del linguaggio dei giovani e degli strumenti di ultima generazione.
Intervista a cura di Sara Labanti