L’intelligenza artificiale (AI) incombe sull’occupazione come un avvoltoio. BT Group (ex-British Telecom) è pronta a tagliare 55.000 persone entro il 2030. La profezia lanciata da Forbes potrebbe avverarsi prima di quanto crediamo, ovvero che milioni posti di lavoro rischiano di sparire a causa dell’intelligenza artificiale. Una delle prime società a manifestare l’intenzione di rivedere l’organico aziendale è BT Group, il più grande provider britannico di banda larga e telefonia mobile che, secondo Reuters, potrebbe tagliare fino a 55.000 posti di lavoro entro il 2030. Nell’articolo a firma Paul Sandle, si tratterebbe di circa il 42% della sua forza lavoro (attualmente sono 130.000 occupati nell’ex azienda di telecomunicazioni di stato) e avverrebbe a causa dell’adattamento a nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale.
L’annuncio è filtrato il 18 maggio dopo che l’azienda, sotto la guida del CEO Philip Jansen, ha avviato un piano di trasformazione per la costruzione di una rete nazionale in fibra ottica per l’introduzione di servizi mobili 5G ad alta velocità. In quell’occasione Jansen ha dichiarato che dopo aver completato lo sviluppo della fibra, digitalizzato il modo di lavorare, adottato l’intelligenza artificiale e semplificato la sua struttura, BT Group potrà permettersi di offrire i suoi servizi con un organico più ridotto e a costi significativamente più bassi entro il 2030.
Il calcolo della potenziale riduzione della workforce è ovviamente stimato, ipotizzando le mansioni che potrebbero essere svolte dall’AI, compreso gli appaltatori.
La faccenda dell’AI che sostituisce l’uomo diventa sempre più minaccia concreta, tra l’altro appena tre settimane fa abbiamo visto lo sciopero degli sceneggiatori a Hollywood che, con picchetti mai visti a Los Angeles, hanno incrociato le braccia con l’intelligenza artificiale tra le questioni più spinose. Il 30 aprile la WGA - l’associazione degli sceneggiatori statunitensi - ha presentato una proposta per evitare che i software di AI possano essere considerati quali autori di “materiale letterario” o di “materiale originale”.
Ciò significherebbe che, anche se il materiale prodotto dall’intelligenza artificiale fosse usato nel processo di sceneggiatura, non dovrebbe in nessun modo incidere sul compenso o sul ruolo effettivo degli scrittori. In tal modo gli “studios” di Hollywood non avrebbero incentivo ad affidarsi dell’intelligenza artificiale. D’altra parte l’AI non produce nulla, ma assembla informazioni che gli umani hanno immesso e stratificato in rete nel tempo.
Eppure allo stesso tempo non si può non notare che da alcuni anni ormai le aziende hanno incorporato l’AI nei loro processi: marketing e vendite personalizzate, aiuto nello sviluppo di nuovi prodotti, gestione della produzione, acquisti, magazzini e logistica, revisione di contratti, operazioni finanziarie, prevenzione sanitaria o automazione dei servizi con conseguente riduzione dei costi della manodopera.
“New BT Group will be a leaner business with a brighter future” ha concluso Jansen. Ma il futuro luminoso potrebbe avere ombre molto lunghe per i lavoratori.