Un anno fa dedicavamo un articolo sul Portogallo che aveva approvato una legge sul diritto alla disconnessione. Ma il paese lusitano governato dal socialista António Costa si conferma all’avanguardia in tema di lavoro. Per il 2023 la vicepresidente Mariana Vieira de Silva ha annunciato l’avvio della sperimentazione della settimana lavorativa corta nella pubblica amministrazione.
«Ci sono già delle istituzioni pubbliche che vogliono sperimentare questa possibilità, ma abbiamo tanti servizi che non sono compatibili con questo tipo di organizzazione del lavoro» ha dichiarato.
La decisione è stata presa dopo i buoni risultati di progetti pilota avviati nel settore privato la scorsa estate: le verifiche eseguite a monitoraggio hanno dimostrato che la riduzione dell’orario di lavoro ha generato in molti casi un aumento della produttività. Evidentemente la prospettiva di avere più tempo a disposizione ha spinto i lavoratori a una maggiore concentrazione durante lo svolgimento delle proprie mansioni.
In Portogallo, come scritto in precedenza, lo smart working ha permesso di salvare l’occupazione ma, come ha accertato un’indagine del Parlamento Europeo, una buona percentuale dei dipendenti in modalità remote working avrebbe lavorato anche fuori dell’orario standard. Togliendo tempo alla famiglia, intaccando il proprio tempo libero e il riposo con conseguenze sulla salute psico-fisica.
L’esperimento si fa interessante in un momento in cui i costi energetici per la climatizzazione degli uffici stanno diventando più importanti, benché il Portogallo non si fosse legato mani e piedi al gas russo come invece abbiamo fatto in Italia e in Germania. Resta inteso che la minore permanenza dei dipendenti all’interno delle sedi aziendali permette alle imprese di diminuire i costi energetici, ma questo vale in assoluto.
Per le persone poi si è registrato che lavorare meno ore migliora l’umore e la motivazione, portando a una diminuzione delle giornate perse causa malattia.
Naturalmente non tutto è così facile come sembrerebbe e c’è un aspetto da tenere di conto nella questione come fa notare Marco Santopadre su Il Manifesto in un articolo dedicato all’esperimento portoghese: se ci sono imprese che non hanno preteso alcuna compensazione per le ore ridotte e hanno mantenuto intatti il monte ore e gli stipendi, altre alla contrazione dell’orario hanno apportato una decurtazione salariale. Altre hanno preteso un aumento della presenza nei quattro giorni lavorativi per compensare le ore nel quinto liberato.
La stessa vicepremier Vieira da Silva ha detto che sulla base di questi elementi e contraddizioni occorre tenere di conto per la sperimentazione nel settore pubblico. Il governo portoghese è senz’altro spinto da visione progressista come un esecutivo di sinistra degno del nome dovrebbe avere, ma in mancanza di una chiara regolamentazione legislativa, la riduzione dell’orario di lavoro rischia di trasformarsi, per i lavoratori, in un’arma a doppio taglio, trovandosi magari a barattare quantità di tempo con livello di stipendio.
Cover photo: portugal.gov.pt