Nel corso degli ultimi decenni molte aziende hanno corso una di fianco all’altra verso un unico traguardo: ampliarsi. Nel corso della maratona verso l’apice della produttività, però, il fattore sostenibilità è purtroppo passato spesso in secondo piano. Oggi, fortunatamente, tra le diverse responsabilità di un’azienda risultano sia quella sociale ed etica, sia quella ecologica. Questo perché, a livello europeo e non solo, si fa sempre più attenzione ai criteri ESG - Environmental, Social and Governance- tre dimensioni fondamentali per verificare, misurare, controllare e sostenere (con acquisto di prodotti o con scelte di investimento) l’impegno in termini di sostenibilità di un'impresa o di un'organizzazione.
L’intento ecologico è perseguito con più o meno foga: alcune aziende si battono, altre si adattano, altre ancora si rivelano abili tessitrici del temuto greenwashing, cioè una pratica ingannevole, usata come strategia di marketing da alcune organizzazioni per dimostrare un finto impegno nei confronti dell’ambiente con l’obiettivo di catturare l’attenzione dei consumatori attenti alla sostenibilità, che oggi rappresentano una buona fetta di pubblico.
Cinque aziende attive in ottica green
Qui abbiamo selezionato cinque start up che svolgono un ruolo vero e attivo in una direzione più green.
- Bella Dentro, progetto di provenienza milanese, nato nel 2018 dall’idea di Camilla Archi e Luca Bolognesi. Il focus di questa start up è salvare la frutta scartata secondo canoni estetici, ma totalmente commestibile. Inizialmente l’idea viene sviluppata secondo una logica semplice: gli alimenti scartati sono comprati direttamente dagli agricoltori e rivenduti su ruote, usando in principio un’ape. Oggi il progetto subisce ulteriori sviluppi, perseguendo l’obiettivo di diventare una vera e propria azienda munita di magazzino.
- Laboratorio Terra Terra. Si tratta di uno studio di architettura torinese la cui filosofia di pensiero viaggia parallelamente all’ecologia. Per inquinare meno, il processo di ideazioni di abitazioni o uffici prevede l’utilizzo di materiali reperiti in loco, dunque di una filiera corta e di elementi computabili a fine vita.
- Una lunga serie di progetti utili al pianeta arriva poi dal versante fashion: dato l’elevato inquinamento prodotto dal sistema moda, quest'ultimo è sempre più attivo in ambito sostenibile. È il caso di Orange Fiber: brevetto e azienda si registrano nel 2014 al fine di condividere la tecnologia sviluppata. Questa permette di estrarre dagli scarti degli agrumi italiani una fibra tanto vegetale quanto sostenibile, al fine dunque di sostenere la moda circolare.
- Altrettante rivoluzionaria l’idea di HeiQ, nata con l’obiettivo di migliorare le performance dei tessuti ma in ottica sostenibile. La fibra creata da questa start up è a base di cellulosa, rendendo tale una sostenuta ecologia delle fibre di nylon e di poliestere, estremamente usate e al contempo difficili da smaltire a fine vita del prodotto. Ambedue gli esempi dimostrano dunque come lavorare tanto sulle prime fasi del prodotto, come le fibre, quanto su quelle finali, quale il riutilizzo di scarti, renda l’utopia del lifecycle sostenibile e una realtà sempre più possibile.
- Ultimo ma non per rilevanza, il caso Colorifix: l’azienda ha sviluppato un processo per la tintura di tessuti che possa sostituire quello chimico, usato ancora oggi dalla maggior parte delle aziende di ambito fashion. Questo utilizza i colori esistenti in natura, estraendone il DNA e dando vita ad un’ampia proliferazione dei geni responsabili della pigmentazione. La complessità ha reso l’idea oggetto di studio del life cycle assessment, metodologia che studia e analizza i processi per comprendere l’impatto ambientale. In questo modo, il processo utilizza meno materie e riduce le emissioni.
Queste start up evidenziano come, anche partire da un piccolo passo, significhi mostrare, dimostrare e condividere la possibilità di grandi cambiamenti.