In un’ epoca di rivoluzioni tecnologiche e nuove modalità di lavoro che hanno abbattuto le barriere di luogo e tempo, la tanto agognata ricerca del benessere psicologico dovrebbe essere accompagnata da una fuga dalla città? Grazie alle recenti possibilità date dallo smart working, ci sono famiglie che fuggono dalla città per una serie di fattori, tra cui la volontà di curare maggiormente la propria salute mentale. Tra l’altro, come fa notare il climatologo Luca Mercalli in una serie di interviste a tal proposito, sarebbe utile
<<[...]sfruttare le opportunità del lavoro da remoto per andare a vivere in montagna, perché il riscaldamento globale ci costringerà ad adattarci a un mondo che in pianura e nelle grandi città sarà sempre meno vivibile, con ondate di calore africane più intense e frequenti>>.
“Cosa vi ha condotto in questo villaggio?”
In veste di nomade digitale, al momento vivo in Inghilterra. In questo paese ho avuto modo di riscontrare ancor più ampio utilizzo dello smart working, soprattutto come strumento per espatriare dalla città verso il countryside inglese.
Ho parlato di ciò con Elen M., nata a Londra, emigrata in Australia nella decade dei venti, sia per lavoro sia alla ricerca di nuove esperienze. Innamoratasi del paese, ha deciso comunque di tornare in Inghilterra dopo dieci anni, un matrimonio e un figlio e mezzo (in attesa del secondo). Motivazione principale, come molti, la famiglia. Come il coniuge, anche lei godeva fin dall’inizio dei suoi spostamenti della possibilità di lavorare in smart working, di conseguenza la scelta di stabilirsi fuori città. Dall’oceano al countryside, la famiglia ha scelto di mettere radici in un piccolo villaggio di 651 abitanti, il quale offre la possibilità di raggiungere la City di Londra in meno di un’ora. Alla domanda
“cosa vi ha condotto in questo villaggio?”
la famiglia risponde sorridendo
“stavamo cercando casa e, arrivati qui, una famiglia di daini ha attraversato la strada, sembrava una favola e abbiamo deciso che questo era il posto in cui avremmo voluto crescere i nostri figli”.
Al di là del caso riportato come esempio, è una scelta comune delle famiglie della Gran Bretagna: spostarsi fuori dalla città per crescere i propri figli in un ambiente più sano ma al contempo restare in posti ben collegati con la city affinché sia raggiungibile per lavoro o svago. Questa scelta è molto frequente sia per una questione di spazi (estremamente ridotti nelle grandi città), sia per una questione di costi (ridotti in campagna). Inoltre, come riportato anche in un articolo di Millionaire, questa scelta si adatta perfettamente alla settimana corta adottata dalle aziende britanniche. Questa, divisa tra i giorni di presenza in ufficio e quelli in cui è possibile lavorare a distanza dal luogo lavorativo grazie alla diffusione dello smart working, facilita la scelta di vivere al di fuori delle città, divenuta qui una realtà ormai consolidata.
Non solo gli inglesi, anche molti italiani decidono di spostarsi al di fuori della città. Il fenomeno ha subìto un'impennata con la pandemia dal 2020, periodo a partire dal quale i dati della CISL di Milano registrano il capoluogo lombardo come primo comune in Italia per cancellazioni anagrafiche (13.000 residenti in meno rispetto al 2019), come riportato anche da Il Sole 24 ore. Lo stesso fenomeno è stato osservato in Francia: Parigi ha perso 50.000 residenti dopo la pandemia.
Al contempo, lo spostamento delle famiglie è anche figlio di una lunga serie di fattori. Primo tra questi la diffusione dello smart working: anche nel caso nazionale gioca il ruolo di notevole sostenitore e strumento ai fini di questa scelta di vita. Inoltre si affiancano una serie di fattori positivi, simili a quelli esteri: migliore qualità della vita, costi minori ma maggiore spazio. In definitiva, una maggiore cura della propria salute mentale e fisica.
Il ruolo del lavoro da remoto
In questa mutazione del sistema sociale, lo smart working gioca dunque un ruolo fondamentale: le nuove tecnologie aprono nuove possibilità di lavoro e quella del lavoro a distanza permette l’alternarsi dei giorni in ufficio con quelli a casa o in luoghi prestabiliti (quali ad esempio spazi coworking). Questa rinnovata flessibilità aiuta gli utenti nella ricerca del proprio benessere, rompendo le catene che per secoli hanno legato sedi lavorative e popolazione. Gli effetti di questa flessibilità sono goduti tanto dal singolo quanto dall’impresa: soddisfazione del proprio stile di vita e produttività sul luogo di lavoro risultano in stretto contatto.
Vivere in spazi aperti e in mezzo alla natura favorisce quindi anche il tanto decantato benessere psicologico. Forse non è un caso che sempre più persone nei paesi economicamente avanzati tendano a spostarsi in campagna.
In Italia, negli ultimi due anni, il 55,8% della popolazione risulta stabilitosi oggi in aree urbane, ma gli ampi flussi migratori del nostro paese lasciano intendere come la campagna possa diventare la scelta più ambita dei prossimi anni. Evidentemente, essere circondati dalla natura e godere di maggior spazio e quiete è, per chi se lo può permettere, il sogno di molti italiani.