È scientificamente provato che l’estate e il caldo generano ansia e tristezza in molte persone. Gli esperti dell’American Psychiatric Association ci confermano che le alte temperature provocano picchi di irritabilità, cali di attenzione e stress. La “bella stagione” non significa solo spensieratezza, ma addirittura depressione per qualcuno. Ovviamente, c’è un calo della produttività sul lavoro.
Peraltro, è stimato in un calo del 2% della produttività ogni aumento di 1° della temperatura. “L’impatto dello stress termico sulla produttività del lavoro è una conseguenza seria dei cambiamenti climatici, che si aggiunge ad altri impatti negativi come il cambiamento dei modelli di pioggia, l’innalzamento del livello del mare e la perdita di biodiversità” ha affermato Catherine Saget, Capo Unità del Dipartimento di Ricerca dell’ILO - l’Organizzazione Internazionale del Lavoro di base a Ginevra.
Con il surriscaldamento climatico, fenomeno ormai inevitabile e irreversibile, la situazione è destinata a peggiorare e ogni rinvio di politiche europee di mitigazione e adattamento non faranno che peggiorare la situazione.
«È il caldo, non sei tu», Cosmopolitan in un articolo della scorsa domenica, a firma Giovanna Gallo, ci ricorda il curioso titolo della rivista specialistica Everyday Health citando un recente pezzo sulla correlazione tra benessere mentale e ondate di calore. Un approfondimento sempre valido, soprattutto quando le temperature salgono ma la vita - dunque il lavoro e gli impegni pubblici e privati - deve andare avanti.
La settimana dal 17 al 23 luglio è considerata la più calda dell’estate con molte città italiane e del sud Europa che hanno sperimentato picchi di 40° prolungati, che in molti casi non sono scesi sotto i 30° neppure la notte. Quindi, dato che ci sono molte persone ancora non in ferie e che si trovano a lavorare in ufficio o da remoto, abbiamo pensato a ricordare tre semplici consigli.
- In smart working - indipendentemente che ci sia l’aria condizionata o meno - spostare nelle ore del primo mattino i task più complessi, perché l’ossigenazione del cervello è migliore. Ossigenazione destinata a diminuire con l’aumento dell’umidità. Ricordarsi di bere spesso e non dimenticare nei momenti di affaticamento di bagnarsi i polsi;
- In ufficio l’aria condizionata aiuta sicuramente, ma schermare le finestre sarebbe ideale, quindi è opportuno lavorare con le tende o le veneziane chiuse. Se ci sono policy sull’abbigliamento andrebbero riviste in favore del lino; se non ci sono, preferibili appunto abiti in lino!
- Occhio all’alimentazione. La digestione di cibi complessi aumenta la stanchezza e la sensazione di calore, oltre che la sonnolenza. Sfatiamo il falso mito del caffè che assolutamente non aumenta la disidratazione. Il caffè, senza abusarne e rigorosamente caldo, stimola l’effetto termoregolatore del corpo.
Ricordando che per le persone che lavorano all'aperto o in contesti troppo caldi è prevista la cassa integrazione per le giornate oltre i 35°, l’aumento delle temperature è fonte di grande preoccupazione per la salute per tutti i lavoratori, poiché anche in ufficio lo stress termico potrebbe non essere evidente.