Smart working e scenari naturalistici? Un po’ sulla base della regola non scritta “qualcosa si valorizza quando si perde”, ora che la natura è sempre più marginale nella vita dell’uomo, si comprende quanto sia essenziale per ogni aspetto: l’infanzia, la salute mentale e corporea, il lavoro. Lo ha capito, e studiato a fondo, Lahti, città della Finlandia che dal 2021 porta alla luce un nuovo esempio di visione avanzata: lo smart working tra i boschi. Entro il 2025 invece si prefigge l’obiettivo di ampliare questa risorsa per condurla in più paesi possibili.
Il potenziale dello svolgere il proprio smart working in ogni luogo è un “ingranaggio base” del sistema. Il fatto, poi, che ciò possa significare la valorizzazione di posti più naturalistici di altri e dunque dei relativi benefici diventa una leva di questo campo da valorizzare.
Non a caso nel corso degli ultimi anni emergono diversi studi a riguardo, non solo per i lavoratori a distanza. Più in generale stanno aumentando esponenzialmente le ricerche riguardo i benefici del mondo naturale su un essere umano, quale quello sociale, immerso sempre più in realtà commerciali.
Ma in cosa consiste esattamente lo studio condotto a Lahti?
In collaborazione con il Lab Institute of design and fine art, una delle principali scuole di arti applicate del paese, si è svolta una sorta di analisi della città: evidenziati gli spazi verdi dal centro città alle zone limitrofe, fino ad arrivare ai boschi, questi sono stati utilizzati come sede di postazioni lavorative innovative.
Come sono pensate queste postazioni?
Semplici ma confortevoli, basate su design innovativi, danno spazio a tutto quello che serve ad un lavoratore da remoto: spazio per il computer, il telefono, un portaoggetti.
Lo smart working non viene privato di nessuna comodità, al contrario si aggiunge una variabile notevole: la natura appunto.
L’ambiente nel quale si colloca questo caso studio di smart working dona infatti al soggetto una serie innumerevole di benefici: la salute psicologica trova sostegno, quella biologica viene condotta lontano da malattie sempre più frequenti (quali ad esempio quelle autoimmuni) e correlate alla vita da città dell’uomo (lontana dalla natura ma vicina allo smog delle metropoli).
Non essendo il primo né ultimo studio a correlare il benessere alla natura, questi effetti positivi si possono ormai considerare assodati, anche in ambito di smart working.
L’approccio pratico messo in luce dallo studio dona però a queste teorie una reale e quanto più rapida possibilità applicativa, arrivando addirittura a condividere i propri disegni affinché l’esempio trovi quanti più seguaci tra le grandi e piccole aziende di tutto il mondo.
Come afferma Hanna Haveri, neurologa del caso studio di Lahti, “la natura può aiutarci a guarire”.
I benefici di un tale ambiente lavorativo non si fermerebbero al corpo: la mente, condotta in spazi nuovi e verdi, osserverebbe un aumento della creatività nonché della produttività.
Anche nel caso dei boschi la teoria intorno allo smart working si riconferma analoga: ampliare gli orizzonti non può che migliorare sia il tempo di lavoro sia la sua qualità.