In questi giorni di lavoro da remoto obbligatorio, abbiamo pensato di affrontare un aspetto un po’ sottovalutato ma fondamentale per non trasformare il beneficio del lavoro agile in malessere. Potete essere “smart workers” di lungo corso o improvvisati a causa emergenza Coronavirus, ma per tutti valgono delle precauzioni da prendere. In fondo, il domicilio è uno dei luoghi dove avvengono la maggior parte degli infortuni!
Abbiamo così intervistato la Dott.ssa Paola Favarano, psicologa del lavoro e Responsabile di Stantec Academy, centro di formazione specializzato in salute e sicurezza sul lavoro e Sicurezza a in Stantec,
Stantec, multinazionale canadese, leader a livello mondiale nel campo della progettazione architettonica e ingegneristica di grandi opere, presente anche nel nostro paese, tramite la sua Academy e forte dell’esperienza maturata, forma ogni anno oltre 2.000 lavoratori italiani sulle tematiche di salute, sicurezza, benessere, ambiente e sistemi di gestione.
Paola è anche consigliera nazionale AiFOS (Ass. Italiana Formatori ed Operatori Sicurezza sul lavoro) e ci ha tenuto a precisare che anche lo smart working non può prescindere da una cultura della prevenzione.
In occasione della partecipazione di Stantec al nostro nuovo format Smart Working Village (5 - 9 Ottobre), riproponiamo l'intervista effettuata questa primavera durante il lockdown.
Dott.ssa Favarano, per iniziare le vorrei chiederle la sua opinione generale sullo Smart Working, alla luce di questa diffusione di massa dovuta all’emergenza sanitaria.
Lo smart working è qualcosa a cui bisogna tendere, il rischio è che gli rimanga appiccicata l’etichetta dell’emergenza da COVID-19. Questa modalità di lavoro non è solo welfare, non si fa per buonismo, ma deve diventare un nuovo modo di lavorare, altrimenti rischia di essere un’eccezione. In questo momento siamo obbligati a farlo (in Stantec dal 2016 è implementato e lo si può fare fino a 3 giorni. NdR) ma le aziende devono cogliere l’opportunità. Se è visto come necessità rimane nel limbo della situazione straordinaria. Anche in Stantec è stato implementato come nuovo modo di lavorare cambiando la mentalità organizzativa con un’azione a più livelli: dall’imparare la gestione del tempo al passaggio dal sistema del controllo a quello sulla fiducia.
In Smart Working cosa significa avere la cultura della sicurezza anche fuori dall’ufficio?
In questo momento, in cui molte persone sono attive per continuare a svolgere la loro professione dal domicilio, significa prestare attenzioni su aspetti che potrebbero essere sottovalutati, poiché psicologicamente a casa ci sentiamo “al sicuro”. Dobbiamo partire dal presupposto che la legislazione italiana in materia di “Salute sul luogo di lavoro” è pensata per la vita in azienda. Quindi in l’ufficio c’è una “attenzione organizzata”. Mi spiego meglio: nessuno di noi vorrebbe stare in uffici poco illuminati, senza sedute con schienale ergonomico e con l’impianto elettrico fuori norma. Paradossalmente quando usciamo da quest’ambiente non ci facciamo più caso! Per questo è importante che si diffonda una coscienza personale sul lavorare in sicurezza. Come si vede in generale, anche per i casi di grave infortunio sul lavoro - ricordiamo che l’Italia ha ancora numeri inaccettabili per un paese moderno, più di mille morti all’anno! - c’è culturalmente una sottovalutazione del rischio che porta ad abbassare la soglia di guardia. Noi dobbiamo lavorare su questo aspetto. Magari psicologicamente rovesciando l’impostazione: non te lo dico perché c’è un obbligo per non farti fare male, ma te lo dico per il tuo benessere.
Nel concreto quali sono i suoi consigli a tutti gli smart workers, anche quelli che da tempo sfruttano già questa modalità organizzativa?
Ovviamente non bisogna lavorare accovacciati sul divano né tantomeno sdraiati sul letto! Partiamo dalla postazione, che dovrebbe essere come quella in ufficio per evitare problemi al collo, alla schiena e alla vista. In particolare, come prescritto anche dal D.Lgs 81/2008 in materia di Salute e Sicurezza sui luoghi di lavoro, c’è l’aspetto dell’illuminazione da sottolineare. Occorre una stanza con luce uniforme, preferibilmente proveniente dall’alto e simile a un’illuminazione naturale. Se la nostra postazione è accanto a una finestra, meglio che questa provenga lateralmente. Ancora, importantissimo l’aspetto delle pause. Ogni due ore passate al computer è necessaria una pausa di 15 minuti per non affaticare gli occhi. Ma in generale una pausa di qualche minuto ogni ora è consigliata per rilassarsi, fare stretching per il collo e bere acqua. Altro accorgimento, dato in questi giorni può capitare di stare molto al cellulare, è raccomandabile l’uso dell’auricolare. Infine un consiglio di buon senso: non si mangia al computer, la tastiera è una grande colonia di germi!
Data la sua formazione di psicologa non possiamo non affrontare con lei un aspetto molto sentito in questo giorni: l’isolamento dai colleghi.
In effetti l’isolamento è un problema oggettivo, esiste il rischio stress dall’obbligo di restare a casa. Una cosa è avere l’opportunità di fare smart working, un’altra è essere obbligati a farlo. Non avere neppure il minimo contatto con i colleghi, basti pensare alla banale pausa caffè che è sempre un momento di socializzazione, ci porta a dover trovare una soluzione per “restare uniti”. La telefonata, con il suo uso “primordiale”, diventa più importante adesso come occasione di confronto quando normalmente, vedendosi tutti i giorni in ufficio, un messaggio via mail o sulla chat era sufficiente per allinearsi sul lavoro. In questo momento le video conferenze non sono solo finalizzate all’espletamento del proprio compito da remoto, ma sono diventate vera opportunità di incontro. Ho trovato molto simpatico il rito, che si sta diffondendo tra i colleghi, di organizzare l’appuntamento per un caffè o aperitivo via Skype! Quindi il mio consiglio in questo momento particolare è: aumentare le occasioni di contatto il più possibile.
Ricordiamo che la Dott.ssa Favarano sarà ospite del webinar di Smart Working Day del 31 marzo ore 11:30 dal tema: “Misurare e monitorare lo smart working: come farlo in salute e sicurezza, abbattendo costi e inquinamento”.