La tecnologia ci consente di svolgere molteplici attività contemporaneamente, e sembra che il fenomeno del multitasking sia diventato un requisito fondamentale per stare al passo con la società contemporanea. Ma è davvero possibile eseguire più compiti contemporaneamente senza compromettere la nostra efficienza e concentrazione?
Innanzitutto, molti pensano che “multitasking” significhi essere in grado di svolgere più attività contemporaneamente, come parlare al telefono mentre si scrive una mail o ascoltare musica mentre si lavora a una relazione. Si tratta di un'idea sbagliata, perché l’espressione si riferisce invece al processo di passare rapidamente da un compito all'altro per completarli tutti in un tempo breve. Secondo la neuropsicologa dell’Università di Cleveland Cynthia Kubu quando pensiamo di essere multitasking, il più delle volte non stiamo facendo due cose contemporaneamente. Stiamo invece compiendo singole azioni in rapida successione.
Quando si passa da un compito all'altro, però, il cervello deve ricentrarsi ogni volta, il che può consumare energia mentale e tempo prezioso. Questo può portare a un lavoro di qualità inferiore e a tempi di completamento più lunghi. Tra l’altro, è stato dimostrato da uno studio pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Psychonomic Bulletin & Review volume che solo il 2,5% delle persone è in grado di fare multitasking in modo efficace. Per il resto di noi, i tentativi di svolgere più attività contemporaneamente non sono poi così efficaci.
Il “costo” della perdita di attenzione.
Lo conferma anche la maggior parte dei nostri lettori, che rispondendo al sondaggio su questo tema lanciato dal nostro profilo LinkedIn ha risposto che il multitasking comporta una dispersione di energie (lo ha affermato il 61% del campione di 100 persone, contro il 38% di chi pensa che possa aumentare la produttività). Abbiamo approfondito anche il punto di vista del restante 1% di rispondenti, per cui invece di indagare su questo fenomeno bisognerebbe gestire meglio il carico di lavoro e puntare più sulla qualità dei task che sulla quantità.
In effetti, passare rapidamente da un'attività all'altra può comportare quello che i due professori di psicologia Robert Rogers e Stephen Monsell chiamavano già negli anni Novanta "costi di cambio attività". Pensate, per esempio, di ricevere una notifica di posta elettronica mentre state lavorando a una relazione. Si interrompe il lavoro per controllare la mail, il che richiede circa un minuto. Ci vuole un altro minuto per ricentrarsi e tornare al flusso di scrittura quando si torna alla relazione che stavamo scrivendo.
Questo tempo in più è il costo del cambio di attività. La divisione dell'attenzione, quindi, è uno dei modi principali in cui il multitasking influisce sulle funzioni cognitive. Tra l’altro, può rendere difficile filtrare le informazioni irrilevanti: il nostro cervello deve fare una cernita dei dati per determinare ciò che è importante per ogni compito, il che può essere mentalmente impegnativo e causare errori.
Alternative per lavorare meglio.
Invece del multitasking, esistono strategie alternative per rimanere produttivi quando si ha molto da fare, come:
- Stabilire le priorità dei compiti: iniziate definendo il vostro obiettivo, quindi raggruppate gli obblighi e le opportunità in tre categorie: Must-have (obbligo), Should-have (necessità), Good-to-have (importante ma non essenziale).
- Svolgere un compito alla volta e concentrarsi su quello. Si tratta di “riqualificare” il cervello praticando, per esempio, la meditazione mindfulness.
- Delegare. Delegando i compiti ad altre persone più adatte a svolgerli, potete concentrarvi sulle attività che richiedono le vostre capacità e competenze specifiche, sfruttando al contempo le capacità e punti di forza del vostro team.
Le sfide critiche per il futuro riguardano quindi la comprensione della causalità e dei meccanismi cerebrali legati al multitasking. Gli interrogativi sono molteplici: l'uso della tecnologia e il multitasking aumentano la disattenzione e l'impulsività? In che modo le reti cerebrali dell'attenzione e del controllo differiscono tra i “multitasker”? L'importanza di queste ricerche risiede nel fatto che possono fornire informazioni fondamentali per affrontare le sfide della società odierna, sempre più frenetica.