Quando si pensa al mobbing o al bullismo sul posto di lavoro, si immaginano solitamente comportamenti “visibili” come derisione, urla e intimidazioni. Spesso questi comportamenti si associano anche a sessismo, razzismo, omofobia e una cultura di paura. Fortunatamente, oggi stiamo vedendo sempre meno questo tipo di capo nei livelli più alti delle organizzazioni. Quando si verificano tali scene, di solito si tratta di individui che hanno un alto reddito in aziende con un reparto delle risorse umane debole e non strutturato, o in posizioni dirigenziali nel settore pubblico, dove è più difficile essere licenziati, come ha raccontato il Financial Times in un recente articolo sul tema.
C’è un però. Dato che è diventato più difficile per i capi essere apertamente aggressivi, è emerso un nuovo tipo di manager dedito a "bullizzare" i collaboratori con stile più subdolo. “Queste persone utilizzano forme più sottili e insidiose di maltrattamento, come l'isolamento e l'indifferenza verso i colleghi che non considerano adeguati. Evitano di confrontarsi apertamente, e preferiscono ignorare piuttosto che discutere dei loro comportamenti problematici, con un approccio passivo-aggressivo”, ha spiegato nell’articolo del Financial Times Grace Lordan, Direttrice e fondatrice della società The Inclusion Initiative, e Professoressa Associata presso la London School of Economics and Political Science.
Una categoria di leader che rappresentano una minaccia particolare per la Lordan, poiché le forme più sottili di molestie sono spesso trascurate dal reparto HR, mettendo a rischio il benessere delle persone colpite. “Innanzitutto bisogna saperli riconoscere: i manager di questo tipo sono spesso caratterizzati da un ego gigantesco e tendono a circondarsi di persone che confermano le loro opinioni, a volte anche di amici e parenti, limitando così le opportunità di crescita per i collaboratori talentuosi ma sottorappresentati”, ha scritto l’esperta.
Come gestire un rapporto difficile con un manager “bullo”.
Lavorare con un capo problematico è indubbiamente complicato, poiché può influenzare la progressione di carriera e il benessere dei collaboratori. Dal momento che non ci si può comportare in maniera vendicativa - come il personaggio dell’impiegato stressato interpretato da Ron Livingston nell’iconico film Impiegati male - ecco che la Lordan ha suggerito alcune strategie per affrontare la situazione:
- Entrate in modalità accondiscendente: rendete ogni dettaglio relativo alla vostra retribuzione e progressione di carriera il più trasparente possibile.
- Distogliete l'attenzione dal vostro capo e prestate maggiore attenzione alle opportunità offerte dall'organizzazione in senso lato. Ampliate le vostre reti e cercate opportunità esterne. Non lasciate che l’avversione al rischio vi tenga bloccati con un capo che non vi permetterà di raggiungere il vostro pieno potenziale.
- Prendete le distanze fisiche: assicuratevi una scrivania che non sia nel campo visivo del vostro capo, oppure lavorate da remoto quando possibile.
- Stabilite dei confini tra la vostra vita lavorativa e quella privata che vi permettano di staccare la spina e di migliorare il vostro benessere.
Se il rapporto non migliora, potrebbe essere il momento di fissare una scadenza precisa per trovare un nuovo impiego!
Foto della cover: Gary Cole interpreta il manager bullo nel film "Impiegati male" di Mike Judge, 1999 ©20th Century Fox.