Giovanni Ferrero è l’uomo più ricco d’Italia per Forbes e l’azienda di Alba è eletta anche per il 2021 “Best Brand” in Italia.
Giovanni Ferrero nel 2017 si è dimesso dal ruolo di CEO dell’azienda nota in tutto il mondo per produrre la Nutella, ma è rimasto come presidente esecutivo e continua a fare notizia: per l’annuale classifica di Forbes è il 32’ uomo più ricco del mondo, il primo in Italia. Inoltre “Ferrero” è eletto dai consumatori italiani il Best Brand anche per il 2021. La ricerca condotta dall’Istituto Gfk lo pone davanti anche alla Ferrari. Quella del colosso dolciario fondato nel 1946 è anche la storia di un brand che - pur non avendo fino a 10 anni fa un account Facebook – ha sempre cercato di tutelare la fiducia di clienti e dipendenti.
Da quarant’anni – precisamente dal 1983 quando venne istituita la Fondazione Ferrero – la mission è “lavorare, creare, donare”. Il lavoro su cui si basa l’attività della Fondazione è indirizzato su tre campi: sociale, cultura e impegno verso i giovani. Le azioni sociali sono volte alla creazione di posti di lavoro nei paesi emergenti, con lo scopo di combattere la disoccupazione e adottare iniziative umanitarie indirizzate alla salute e alla crescita dei bambini nelle aree sottosviluppate; mentre in ambito culturale sostiene, promuove e finanzia progetti che trattano di scienza, arte e cultura, discipline economiche e sociale ed eroga borse di studio.
E ancora un Codice di Condotta Commerciale, materie prime certificate come sostenibili, autosufficienza energetica degli stabilimenti con energie rinnovabili e una serie di attività portate avanti tramite imprese sociali. Insomma, qui non siamo ad Amazon viene da pensare!
Welfare aziendale a Ferrero.
Il Fairtrade Award - per l’impegno nel Fairtrade Cocoa Program e per gli accordi di lungo periodo per migliorare le condizioni di vita e lavoro dei produttori locali di cacao in Costa d’Avorio – è probabilmente solo l’ultimo premio vinto dal gruppo piemontese. Nel 2016 l’azienda ha vinto il Premio Randstad, ovvero è risultata la prima azienda in cui gli italiani vorrebbero lavorare. In particolare la Ferrero è stata la preferita in quattro dei dieci fattori oggetto di indagine: sicurezza del posto di lavoro, atmosfera di lavoro piacevole, buon equilibrio tra vita professionale e vita privata, responsabilità sociale d’impresa. Non stupisce dunque il fatto che nel 2017 sia arrivato un premio legato ad obiettivi che ha portato in busta paga dei lavoratori un bonus di 2.100 euro.
Nel 2018, inoltre, è stata inaugurata per i figli dei dipendenti la Scuola per l’Infanzia, dedicata ai piccoli da 0 a 6 anni, che si aggiunge ai soggiorni estivi per quelli di età compresa fra i 6 e 12 anni e i sussidi per l’Università, nonché all’esonero dal turno notturno per le madri lavoratrici.
Michele Ferrero si dimostrò degno conterraneo di Adriano Olivetti fin dalle origini. Negli anni ’40 e ’50 infatti aveva pensato che l’azienda non dovesse impattare sulla demografia del territorio. Per evitare lo spopolamento delle campagne aveva organizzato un servizio di autobus che raccogliesse i lavoratori al mattino e li riportasse nelle loro terre alla sera finito il turno.
Capitalismo umanista sull’esempio di Adriano Olivetti.
Come ha dichiarato l’azienda, la tradizione della Ferrero è quella di un capitalismo che vuole sviluppare forti legami con il territorio in cui opera, in Italia e nel mondo. Un capitalismo umanista nella concezione “olivettiana”. Stiamo parlando di un’impresa che persegue la creazione della ricchezza realizzando profitti, ma con il dovere di concorrere a diffondere attorno a sé solidarietà sociale, cultura, e qualità della vita.
Già nel 1961, quando il termine Responsabilità Sociale d’Impresa ad Alba non esisteva neppure, Michele Ferrero organizzò un convegno di studi sociali dove si parlò di un modello di fare impresa pratico ed efficace che diffondesse benefici a tutti. L’esatto opposto del capitalismo predatorio che ha fatto profitti solo per gli azionisti facendo pagare alle comunità le esternalità in termini di sfruttamento del lavoro ed inquinamento. A Sessant’anni da quel convegno sugli studi sociali, bisognerebbe riorganizzarlo per invitare il primo in classifica del ranking Forbes: Jeff Bezos.
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