Jennifer Isella da 13 anni in AXA Italia si occupa di CSR un acronimo che sta per Corporate Social Responsability, un tema diventato di moda da quando si è fatta strada l’idea che anche le organizzazioni private del profit abbiano una responsabilità verso tutti per quanto riguarda il loro impatto sull’ambiente e sulla società.
Qualche volta sono magari solo belle parole ma sempre più spesso nelle organizzazioni le parole diventano fatti.
Partendo da una laurea in psicologia del lavoro e un’esperienza professionale in ruolo HR, l’approdo in questa funzione è stato naturale per chi, come lei, pensa che si debba restituire agli altri qualcosa di quello che si è ricevuto dalla vita.
Per occuparsi di questi temi personalmente ritengo che non sia secondario avere un atteggiamento positivo e una grande fiducia nel fatto che ognuno di noi, con il proprio impegno, può fare qualcosa per migliorare la nostra società.
Certamente Jennifer si nutre ogni giorno di questa convinzione e col suo impegno restituisce alla collettività ciò che ha avuto dalla vita, nel solo nella sua attività professionale, ma in ogni iniziativa che intraprende.
Si definisce una runner e una professionista nel campo della sostenibilità d’impresa e l’ordine in cui mette queste cose è lo specchio esatto della sua scala di priorità.
Sostenibilità per lei significa “mettere insieme le cose” e nella parte di Governance di ESG (Environmental, Social e Governance) senz’altro rientra anche il creare condizioni di lavoro che non creino conflitto tra vita privata e lavorativa.
L’impegno di Jennifer, non è solo quello sul lavoro, ha dato vita a WIR – Women In Run che nasce da un’aggressione subita da un’amica che correva lungo il Naviglio, l’episodio ha generato il bisogno di fare qualcosa per rendere sicura alle donne la possibilità di andare a correre in sicurezza, creando gruppi di allenamento; oggi WIR è un’associazione riconosciuta, con migliaia di sostenitori, che ha collaborato a diversi progetti legati al tema dell’’empowerment femminile.
In AXA ha potuto sviluppare progetti di People Engagement ed eventi, volti ad aumentare il coinvolgimento delle persone dell’azienda alla vita comune e all’impegno sociale.
Jennifer racconta volentieri anche della sua malattia, il diabete, e non lo fa mai parlandone come di qualcosa che la limita, ma come qualcosa che le ha dato ulteriore motivazione.
Ha iniziato così a gareggiare, arrivando a diventare campionessa europea sui 10.000 metri, anche per aiutare a capire chi come lei soffre di questa malattia, che si può convivere con lei senza crearsi eccessive limitazioni.
Il recente passato alle nostre spalle - con il lockdown e le permanenze forzate a casa - ci ha regalato tempo libero e tempo per pensare più di quanto fossimo abituati a fare. Per lei è stato decisivo nel prendere pienamente coscienza di quali siano le sue priorità, e oggi non è più disposta a rinunciare ad esempio al tempo da passare con la figlia, ha imparato anche a scegliere con più attenzione le persone di cui circondarsi.
L’opportunità di lavorare da remoto ha regalato a tutti tempo e dipende da noi come riusciamo ad utilizzarlo, lei oggi sta lavorando ad un progetto imprenditoriale legato allo sport e al benessere mentale.
Un episodio in particolare l’ha aiutata a cambiare il modo di vedere il rapporto tra vita privata e lavoro. Mi racconta che le è capitato di dimenticarsi della consegna delle pagelle alla scuola della figlia; potrà sembrare una cosa di poco conto, ma indica con crudezza quanto spesso il lavoro entra in contrasto con la vita quotidiana.
Al momento, grazie al lavoro smart, è diventato più facile evitare che le diverse dimensioni delle nostre vite entrino in conflitto. Ma il tema non è però stabilire se sia meglio lavorare in presenza o da remoto, ovviamente è meglio una forma elastica e mista, però il vero tema e la vera sfida per le organizzazioni nel futuro - secondo Jennifer - saranno l’ascolto attento delle persone e delle loro esigenze.
Il welfare aziendale non potrà essere standardizzato ma dovrà essere personalizzato.
I modelli di leadership del passato, afferma, non sono solo superati, quanto incompatibili con le organizzazioni che sempre più persone hanno in mente, è un cambiamento radicale dal quale non si tornerà indietro.
“Dalla vita ho imparato l’importanza di trasmettere quello che si ha la fortuna di imparare agli altri, io da un po’ di anni sto cercando di restituire agli altri, attraverso il lavoro con le associazioni, attraverso il mentoring e il volontariato”.
Oggi Jennifer sta lavorando a un nuovo progetto imprenditoriale che si occuperà di benessere psicologico e sport, il manifesto di questa iniziativa potrebbe essere: "mi impegnerò a creare un impatto significativo e positivo sulle vite delle persone e di conseguenza anche sulla mia”.
Concludo l’intervista chiedendole come si descriverebbe attraverso tre aggettivi, senza troppe esitazioni lei risponde: “entusiasta, determinata e umile”. È proprio così Jennifer, e io aggiungo generosa. Di persone del genere c’è sempre tanto bisogno.