Nelle ultime settimane si è sentito molto parlare degli accordi che Luxottica e Lamborghini hanno firmato con i sindacati: contratti rivoluzionari sotto molti punti di vista, che contribuiscono a disegnare una nuova organizzazione del lavoro per gli addetti assunti in queste aziende con mansioni di produzione e non impiegatizie. Ma sono davvero riassumibili nell’unica definizione di “settimana corta”? Andiamo ad analizzarli più da vicino.
Accordo a Luxottica: settimana corta, formazione e assunzioni a tempo pieno
La prima a fare il grande passo è stata Luxottica. Come vi abbiamo raccontato in un articolo precedente, l’azienda specializzata nella produzione e nel commercio di occhiali ha istituito un nuovo contratto sindacale per il triennio 2024-2026 in cui circa 15mila lavoratori potranno lavorare per 4 giorni, invece dei consueti 5, a parità di salario. L’adesione è su base volontaria e introduce 20 settimane lavorative a quattro giorni, con venerdì libero, e 30 a cinque giorni. Un progetto che è stato descritto come una settimana corta ma che, approfondendo la questione, è qualcosa di diverso. Coloro che decidono di aderire devono infatti rinunciare a 5 giornate di permessi, ottenendo 15 giornate di ferie da scalare solo il venerdì. Facendo un breve calcolo sul 2024, su 52 venerdì, solo 20 giornate saranno effettivamente concesse.
All’interno dell’accordo si evidenziano anche alcuni punti a parer nostro più interessanti come l’impegno nella formazione: l’accordo sostiene il diritto allo studio degli studenti lavoratori, estendendo i tre giorni di permesso non più solo alle università, ma anche a master, Its, istituti ottici e secondari digitali tecnologici, prevedendo anche ulteriori 24 ore su base annuale per favorire la gestione dello studente. Per ciò che riguarda i lavoratori in entrata e in uscita, invece, Luxottica stabilizzerà 1.550 persone con un contratto a tempo indeterminato. Ai lavoratori in uscita, invece, verranno concessi tre anni di part time con contributi pieni, mentre i giovani che prenderanno il posto del personale uscente verranno assunti a tempo pieno fin da subito anziché a tempo parziale, com’era avvenuto fino ad ora.
Accordo a Lamborghini: flessibilità, rimodulazione degli orari, gender pay
Anche Automobili Lamborghini ha raggiunto un’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto integrativo aziendale per gli anni 2023-2026, che andrà al vaglio delle assemblee dei lavoratori e delle lavoratrici prima di entrare in vigore. L’azienda, insieme a Rappresentanza sindacale unitaria, FIOM CGIL e FIM CISL ha strutturato un progetto, che inizialmente sarà in via sperimentale, in cui introduce una maggiore flessibilità rimodulando gli orari di lavoro. In ambito produttivo, verrà introdotta una turnazione differenziata per le diverse aree aziendali, alternando settimane di 4 e 5 giorni e restituendo alle persone un venerdì libero ogni 2 settimane per i reparti a 2 turni, o 2 venerdì liberi ogni 3 settimane per i reparti a 3 turni. Agli impiegati che non hanno a che fare con la produzione, invece, verranno riconosciute 12 giornate all’anno di permessi aggiuntivi.
Un altro punto degno di attenzione è il piano di assunzioni di personale diretto e indiretto per progetti aziendali già approvati, per un totale di 500 nuove collaborazioni (al netto del turnover) a tempo indeterminato entro la fine del 2026, insieme alle proposte che puntano garantire l’assenza di gender pay gap in tutti i ruoli di responsabilità. Lato genitorialità l’accordo prevede l’integrazione economica al 70% della retribuzione per i primi 6 mesi di astensione facoltativa di maternità/paternità, che arriva all’80% nel caso in cui a usufruirne siano entrambi i genitori. L’integrazione al 100% della retribuzione, invece, in caso di “genitore solo” o in caso di congedo richiesto per figli con disabilità e 8 ore di permesso retribuito per inserimento di ciascun figlio al nido/scuola materna, e 16 in caso di “genitore solo”.
Quando in Italia si è leader di mercato è più facile dare il buon esempio nell’innovazione?
Luxottica e Lamborghini hanno aperto le porte a contratti che strizzano l’occhio a una nuova visione dell’organizzazione lavorativa, in cui anche gli operai addetti alla produzione vengono messi al centro per ciò che riguarda la sperimentazione della settimana corta. Sicuramente c’è stato un lungo e proficuo lavoro di relazioni sindacali a monte, ma per alcune migliaia di lavoratori che sperimentano la settimana corta, cosa succede fuori nell’indotto? Ovvero, quando in Italia si è leader di mercato è più facile dare il buon esempio nell’innovazione? Non resta che scoprire come evolveranno gli accordi e se il modello riuscirà a convincere anche altre realtà italiane ad adottare proposte simili.