Il digital divide non è solo un problema per lo smart working, bensì di esistenza per le piccole comunità.
Quando ci riferiamo alla “sostenibilità” non dobbiamo considerarlo nella sola eccezione ambientale, perché questo è uno dei tre pilastri che la compongono al pari di quello dell’economia e dell’inclusione sociale. Il digital divide è un ostacolo all’inclusione e superarlo significa non lasciare indietro o escluse quelle comunità che hanno difficoltà di accesso alla rete internet.
Ecco quindi che l’impegno di EOLO per il pianeta sulla sostenibilità ha una declinazione di carattere sociale mirando a portare internet dove altri operatori non sono arrivati per mancanza di convenienza di mercato.
Vale la pena anche ricordare come si è sviluppato il business dell’azienda di Busto Arsizio prima di continuare. Il Presidente e fondatore Luca Spada, già a capo di un’azienda chiamata NGI nata per il gaming on line – residente in una zona poco coperta dalla rete e impossibilitato a lavorare da casa – nel 2006 ebbe l’idea di creare un servizio di accesso a internet a banda larga wireless per servire quelle comunità escluse.
L’intuizione fu quella di chiedere la licenza per utilizzare l’infrastruttura costituita dalle torri televisive ormai inutilizzate dopo l’adozione della tv digitale terrestre in Italia.
Questo sistema si rivelò utile a coprire aree a fallimento di mercato quali le valli alpine appunto. L’offerta si concentrò fin dagli esordi sul servizio di connessione internet a banda larga via radio, con l’obiettivo di fornire servizi di connettività ultra veloce in tutte quelle zone a bassa densità abitativa che non fossero già coperte dai servizi tradizionali. Dieci anni dopo, nel 2016, NGI è diventata EOLO S.p.A. e la sua rete FWA è attualmente la più estesa in Italia e tra le principali reti wireless fisse al mondo.
Il progetto Missione Comune sul digital divide.
In questo articolo vi presentiamo quindi il progetto “Missione Comune” che dal 2019 punta a restituire qualcosa ai territori dove l’azienda opera ogni giorno. Questo impegno di business sulle realtà locali si concentra così sul combattere lo spopolamento dei piccoli comuni sotto i 5.000 abitanti grazie all’inclusività della tecnologia.
Missione Comune ha come obiettivo quello di aiutare queste comunità, spesso montane, a contrastare il crescente spopolamento, offrendo dispositivi tecnologici e connettività che possono portare
anche le realtà più piccole ad innovarsi. Tra l’altro, dato che il Covid-19 ha costretto milioni di lavoratori allo smart working e milioni di studenti alla “didattica a distanza” – la famigerata DAD – pare un progetto proprio in linea con i tempi.
I nostri lettori ricorderanno come lo scorso anno abbiamo trattato il caso dell’associazione South Working che mira a ripopolare con lo smart working i territori del Meridione segnati dall’emigrazione o la comunità montana dell’Amiata in Toscana che cerca nuovi abitanti tra i nomadi digitali.
Missione Comune nasce come contest per permettere a cittadini e simpatizzanti di votare il loro comune del cuore per renderlo più “smart city” attraverso la donazione di premi - un equivalente di 1 milione di euro l’anno, per 3 anni alle 10 città più votate mensilmente – da parte dell’azienda lombarda. I premi riguardano la connettività o la sicurezza con strumenti di video sorveglianza o tablet alle scuole per favorire la didattica a distanza.
L’azienda è da poco entrata nel terzo anno del progetto e nel corso di questa attività ha registrato una risposta davvero positiva da parte di cittadini e simpatizzanti chiamati a votare il loro comune preferito attraverso una piattaforma dedicata.
Nel frattempo, a proposito di “mission”, aziendale in questo caso, è interessante sottolineare come EOLO punti alla copertura di rete per tutti i 7.500 comuni italiani grazie anche ad un investimento da 150 milioni di Euro.
Se lo smart working è la modalità operativa del futuro, gli smart worker alla disperata ricerca del segnale - come fossero rabdomanti digitali - possono stare più tranquilli!